Theory and History of Ontology (www.ontology.co)by Raul Corazzon | e-mail: rc@
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This part of the section History of Ontology includes the following pages:
Theophrastus of Eresus
Theophrastus's Metaphysics: Debating with Aristotle
Selected bibliography on the Philosophical Work of Theophrastus
The Ancient Divisions of Philosophy (under construction)
Early Stoicism
The Stoic Doctrine of "Something" as Supreme Genus (under construction)
Selected bibliography on Stoic Ontology
Plotinus: the One and the Hierarchy of Being (under construction)
Diogenes Laertius
Diogenes Laertius: Selected bibliography of the studies in English (A-Lea)
Diogenes Laertius: Selected bibliography of the studies in English (Lew-Z)
Bibliografia degli studi in italiano su Diogene Laerzio (Current page)
Bibliographie des études en Français sur Diogène Laërce
Bibliographie der deutschsprachigen Studien zu Diogenes Laertios
Proceedings of the Symposia on Ancient Philosophy
Proceedings of the Symposium Platonicum
Proceedings of the Symposium Aristotelicum
Proceedings of the Symposium Hellenisticum
History of Ancient Philosophy from the Presocratics to the Hellenistic Period
On the website "History of Logic"
"Diogene Laerzio storico del pensiero antico." 1986. Elenchos.Rivista di Studi sul Pensiero Antico no. 7.
Atti del Convegno Internazionale, Napoli ed Amalfi, 30 settembre - 3 ottobre 1985.
Sommario: Avvertenza 5; Marcello Gigante: Biografia e dossografia in Diogene Laerzio 7; Gerard Verbeke: Panétius et Posidonius chez Diogène Laërce 103; Olof Gigon: Das dritte Buch des Diogenes Laertios 133; Gabriele Giannantoni: Socrate e i Socratici in Diogene Laerzio 183; Jan Frederik Kindstrand: Diogenes Laertius and the Chreia tradition 217; Paul Moraux: Diogène Laërce et le Péripatos 245; Jaap Mansfeld: Diogenes Laertius on Stoic philosophy 295; Jonathan Barnes: Diogene Laerzio e il Pirronismo 383; Anthony A. Long: Diogenes Laertius, Life of Arcesilaus 429-449; Indici 451.
Ambaglio, Delfino. 1983. "Diogene Laerzio e la storiografia greca frammentaria." Athenaeum no. 61:269-272.
Aronadio, Francesco. 1990. "Due fonti laerziane: Sozione e Demetrio di Magnesia." Elenchos.Rivista di Studi sul Pensiero Antico no. 11:203-255.
Azzarà, Silvia. 2002. "Note su Alcuni codici di Platone e Diogene Laerzio: la datazione del Laur. LXXXV 9 e il Marc. Gr. 189." Res publica litterarum no. 25:164-171.
Barnes, Jonathan. 1986. "Diogene Laerzio e il pirronismo." Elenchos.Rivista di Studi sul Pensiero Antico no. 7:383-427.
Basta Donzelli, Giuseppina. 1960. "Per un'edizione critica di Diogene Laerzio: i Codici VUDGS." Bollettino dei Classici:93-132.
Beghini, Andrea. 2019. "Nota a Diog. Laert. X 13." Eikasmos.Quaderni Bolognesi di Filologia Classica no. 30:195-200.
Brancacci, Aldo. 1992. "I Koivή αρέσκοντα dei Cinici e la κοινωνία tra cinismo e stoicismo nel libro VI (103-105) delle 'Vite' di Diogene Laerzio." In Aufstieg und Niedergang der römischen Welt. Teil II: Principat. Band 36: Philosophie, Wissenschaften, Technik. 6. Teilband: Philosophie (Doxographica [Forts.]), edited by Haase, Wolfgang, 4049-4075. Berlin: Walter de Gruyter.
"Cinismo non è né antistenismo né diogenismo(1). Con questa singolare dichiarazione, ricordata sul fïnire dell'antichità dall'imperatore Giuliano nell'orazione 'Contro i cinici ignoranti', Enomao di Gadara rilanciava, in piena età imperiale, un problema di definizione storiografica su cui vivo era stato il dibattito già a partire dall'età ellenistica, e che anche in seguito avrebbe ricevuto varie formulazioni, spesso intrecciandosi con l'altro, intimamente connesso, relativo alla qualifica di αἵρεσις attribuibile o meno al movimento.
E' sintomatico che sia proprio Diogene Laerzio, cui pure si deve la sistemazione canonica e più compiuta del κυνισμός nel sistema di αἵρεσις, e διάδοχαι ellenistiche, a farsi eco per noi di queste discussioni, trasmettendoci non secondari elementi per valutarne l'incidenza sulla ricostruzione complessiva che egli, per parte sua, ci offre. Il sesto libro delle 'Vite dei filosofi' si conclude infatti con una appendice il cui scopo primario è precisare alcune scelte che sono alla base dell'operazione storiografica compiuta nei nove βίοι precedenti: l'autore vi comprende, peraltro, una definizione unitaria della κυνική φῐλοσοφῐ́ᾱ il cui esame rivela l'esistenza di una fitta rete di relazioni tra cinismo e tradizioni, non solo filosofiche, connesse. Le pagine che seguono si propongono di ripercorrere in modo analitico questo materiale, nel tentativo di chiarire, dalla ricognizione e dal vaglio delle tradizioni che lo sottendono, le principali questioni d'ordine storico e dottrinario che almeno alcune dichiarazioni di Diogene Laerzio sollevano.(pp. 4049-4050, note parzialmene omesse)
(1) Oenom. ap. Jul. orat. IX p. 187c (= Socraticorum Reliquiae V A 26 Giannantoni):
Canfora, Luciano. 1992. "Clemente di Alessandria e Diogene Laerzio." In Storia poesia e pensiero nel mondo antico. Studi in onore di Marcello Gigante, 79-81. Napoli: Bibliopolis.
Capasso, Mario. 1983. "Il libro X delle Vite di Diogene Laerzio." In Syzetesis. Studi sull'epicureismo greco e romano offerti a Marcello Gigante, 464-480. Napoli: Macchiaroli.
Celluprica, Vincenza. 1989. "Diocle di Magnesia come fonte della dossografia stoica in Diogene Laerzio." Orpheus.Rivista di Umanità Classica e Cristiana no. 10:58-79.
Centrone, Bruno. 1987. "Alcune osservazioni sui Placita di Platone in Diogene Laerzio III, 67-80." Elenchos.Rivista di Studi sul Pensiero Antico no. 8:105-118.
———. 1992. "L'VIII libro delle 'Vite' di Diogene Laerzio." In Aufstieg und Niedergang der römischen Welt. Teil II: Principat. Band 36: Philosophie, Wissenschaften, Technik. 6. Teilband: Philosophie (Doxographica [Forts.]), edited by Haase, Wolfgang, 4183-4217. Berlin: Walter de Gruyter.
"L’VIII libro di Diogene Laerzio e dedicato a Pitagora, capostipite del ramo italico della filosofia e primo a chiamarsi filosofo e a usare il termine philosophia (1), nonché ai pitagorici famosi; di questi solo Telauge, figlio di Pitagora, figura nel proemio, ma non ha una vita autonoma a lui dedicata. Il programma descritto nel § 50 e il bilancio tratto nel § 91 lasciano presumere che Diogene abbia condotto a termine il piano previsto e che dunque l’ottavo libro possa considerarsi ultimato (2): dopo aver trattato Pitagora, Diogene annuncia ( § 50) di voler trattare dei pitagorici più famosi, c subito dopo dei cosiddetti 'sporadici', poi di continuare la successione sino a Epicuro. Le scarne notizie fornite su Teano e Telauge nel corso della vita di Pitagora (§§ 42 -43) valgono ai suoi occhi come una trattazione esaurita; quanto egli dichiara al termine del libro (§ 91), di aver trattato i pitagorici più famosi, non contrasta pertanto con la concisione dei capitoli dedicati ad alcuni di questi (Epicarmo, lppaso, Alcmeone, Filolao) c può ritenersi definitivo."
(1) Questa notizia compare nel Proemio delle 'Vite' (I 12), mentre nelI’VIII libro la medesima storia (Sosicrate-Eradide) è narrata senza la menzione del primato. Nel proemio (I 41) Pitagora figura tra i sette saggi. Su Pitagora inventore del termine cfr. W. Burkert, Platon oder Pythagoras? Zum Ursprung des Wortes 'Philosophie', Hermes 88, 1960, 159-177; H. Gottschalk, Heraclides of Pontus, Oxford 1980, stt. 23 - 36, con letteratura critica.
(2) J. Mejer, Diogenes Laertius and his hellenistic Background (Hermes Einzelschriften 40), Wiesbaden 1978, 16 n. 31.
Decleva Caizzi, Fernanda. 1992. "Il libro IX delle 'Vite dei filosofi' di Diogene Laerzio." In Aufstieg und Niedergang der römischen Welt. Teil II: Principat. Band 36: Philosophie, Wissenschaften, Technik. 6. Teilband: Philosophie (Doxographica [Forts.]), edited by Haase, Wolfgang, 4218-4240. Berlin: Walter de Gruyter.
"Il libro IX di Diogene Laerzio contiene le Vite di Eraclito (1 — 17); Senofane (18-20); Parmenide (21-23); Melisso (24); Zenone (25 - 29); Leucippo (30-33); Democrito (34-49); Protagora (50-56); Diogene di Apollonia (57); Anassarco (58-60); Pirrone (61-108); Timone (109-116)." (p. 4218)
(...)
"Se il quadro generale può dirsi, a grandi linee, comune, la lista delle Vite contenute nel libro IX presenta alcune evidenti discrepanze sia rispetto alla successione italica riportata nel proemio, sia rispetto agli schemi che ritroviamo in altri autori.
1) Diogene inserisce tra i Pitagorici e gli Eleati la Vita di Eraclito, che non entrava, tradizionalmente, in nessuna successione.
2) Parallelamente, egli presenta una particolare classificazione, che riguarda non soltanto Eraclito, ma anche Senofane (οί οποράδην).
3) In connessione con questo punto vengono segnalate alcune varianti nei rapporti tra filosofi rispetto alla successione tradizionale.
4) Diogene di Apollonia appare inserito tra Protagora e Anassarco senza esplicita connessione con i filosofi della successione (in IX 57 si dice soltanto che secondo Antistene egli fu discepolo di Anassimene).
5) I filosofi scettici (Pirrone e Timone), che non comparivano nella successione riportata nel proemio, occupano invece i §§61 — 116, cioè poco meno della metà dell'intero libro IX; inoltre, la successione scettica che conclude il libro (115-116) è la sola che si estende fino a tempi vicini a quelli di Diogene, con la menzione di Sesto e del suo discepolo Saturnino." (p. 4220, note omesse)
Donzelli, Giuseppina. 1960. "Donzelli, I codici P Q W Co H I E Y Jb nella tradizione di Diogene Laerzlo." Studi italiani di filología classica no. 32:156-199.
Dorandi, Tiziano. 1992. "Il quarto libro delle 'Vite' di Diogene Laerzio: l'Accademia da Speusippo a Clitomaco." In Aufstieg und Niedergang der römischen Welt. Teil II: Principat. Band 36: Philosophie, Wissenschaften, Technik. 5. Teilband: Philosophie (Einzelne Autoren, Doxographica), edited by Haase, Wolfgang, 3761-3792. Berlin: Walter de Gruyter.
"Sebbene singoli 'Bioi' siano stati analiticamente studiati nella varietà dei loro problemi, in particolare quelli di Speusippo, Senocrate (Isnardi Parente / Tarán) e Arcesilao (Long), né sia stata trascurata una indagine sui rapporti di Diogene Laerzio con la 'Academicorum historia' di Filodemo (Gaiser, Gigante, Dorandi), manca, per il quarto libro, una trattazione complessiva unitaria. Tale non possono esser considerati infatti né la rapida rassegna del Leo, (11) né il profilo biografico di Antigono del Wilamowitz, (12) interessati entrambi a enucleare piuttosto la struttura, le fonti e la genesi formativa della compilazione diogeniana.
Il presente contributo, che ricalca idealmente le pagine della mia Introduzione all'edizione della 'Academicorum historia' filodemea, (13) dedicate a Filodemo quale storico dell'Academia, si propone di colmare, almeno in parte, questa lacuna, ma anche di delineare e definire le caratteristiche salienti del contributo di Diogene Laerzio e porre così i presupposti essenziali di una progetta indagine complessiva sulla tradizione antica dell'Academia da Speusippo Antioco." (pp. 3762-3763)
———. 1992. "Considerazioni sull'index locupletior di Diogene Laerzio." Prometheus no. 18:121-126.
"Tra le singolarità più notevoli del Codex Parisinus gr. 1759 (P) di Diogene Laerzio e dei suoi apografi - Cod. Laur. 69.35 (H), Marc. gr. 394 (Í), Vat. Palat. gr.182 (E), Angel. gr. 97 (olim C.2.1: Y) - (1) è, senza dubbio, da annoverare il così detto índex locupletior, un anonimo πίναξ κατά πρόσωπα dei personaggi le cui biografie erano narrate da Diogene nei dieci libri delle Vite dei filosofi integrato, dopo Crisippo (l. VII), dai nomi di ben venti stoici successivi dei quali non resta traccia alcuna nella stesura dell'opera quale pervenutaci.
Nel capostipite codice Parigino, l'índex, copiato dalla prima mano, occupa il f. 1r-v oggi esremamente lacero e malconcio e di difficile letrura. Lo precede, sul verso del foglio di guardia (A), aggiuno in un secondo momento, un altro indice scritto da Janos Lascaris (2) che rispecchia il reale contenuto del manoscritto, privo cioè dei filosofi post-crisippei (3).
L'index locupletior venne pubblicato, per la prima volta, dal Rose (4) estratto dal codice Laurenziano e riproposto, in una forma migliore, a partire dal codice Parigino, dal Manini (5) e nella Praefatio all'edizione basileense della Vita di Platone (6)." [Segue l'edizione critica del documento]
(1) Per uno studio sulle relazioni tra questi manoscritti, tutti del sec. XV, e il codice Parigino (della fine del Xlll sec.), cfr. G. Donzelli, I codici P Q W Co H I E Y Jb nella tradizione di Diogene Laerzlo, *S.I.F.C." n.s. 32, 1960, 156-199 (d'ora innanzi Donzelli).
Seguo le sigle adottate dalla studiosa: nell'edizione oxoniense, Diogenis Laertii Vitae philosophorum (Oxonii 1964), H. Long preferisce fare uso delle letterè minuscole.
(2) Cfr. E. Martini, Analecta Laertiana, "Leipz. St." 19, 1899, 85 confermato dalla Donzelli 158 sg.
(3) Il foglio A è scritto da due mani diverse dei secoli XV-XVI e contiene, sul recto, di mano del XV sec., l'epitaffio dell'Imperatore Basilio II il Bulgaroctono e due epitaffi per la morte di Giuliano l'Apostata e di un Bessarione. Notizie più dettagliate in Donzelli, p. 158.
(4) V. Rose, Die Lücke im Diogenes Laërtius und der alte Übersetzer, "Hermes" 1, .1866., 367 -397 : 368 -37 2.
(5) E. Martini, Analecta Laertiana [J. B. Hirschfeld, 1899] 85 sg.
(6) Díogenís Laertii Vita Platonis rec. H. Breitenbach - F. Buddenhagen - A. Debrunner - F. Von der Muehll, Basel 1907, IV-VI.
———. 1995. "Estratti dal III libro di Diogene Laerzio in un codice di Vienna (Cod. phil. gr. 314)." Studi Classici e Orientali no. 43:63-72.
La storia degli excerpta bizantini di Diogene Laerzio, indagata dal Biedl(1), si arricchisce di un ulteriore elemento: alcuni fogli délia prima parte (ff. lr-110v) del Cod. Vindob. phil. gr. 314 (Vi)(2) finita di copiare il 28 luglio 925 da un non meglio cono sciuto Ioannes γραμματικός(3)." (p. 63)
(...)
"Nelle pagine che seguono presento una trascrizione di Vi relativi a Diogene Laerzio accompagnata da una note di carattere esegetico-testuale intese a definire che può derivare dallo studio di questi estratti alla manoscritta e alla critica del testo del nostro autore. Si tratta, per lo più, di excerpta che riproducono alla lettera interi passi, anche se non mancano punti in cui l'anonimo excerptor ha preferito sunteggiare ο rimaneggiare a fini di 'chiarezza' e di sinteticità il testo originario. Da un attento esame appare evidente che Vi, nonostante la relativa antichità, è latore di una tradizione già stabilizzata, che non porta novità di rilievo rispetto alle varianti già attestate negli altri manoscritti delle Vite laerziane. (pp. 64-65, una nota omessa)
(1) A. Biedl, Das grosse Exzerpt Φ. Zur Textgeschichte des Laertios Diogenes (Città del Vaticano 1955).
(2) Wien, Ôsterreichische Nationalbibliothek.(...)
(3) Su Joannes γραμματικός, cf. R. Barbour, Greek literary hands A.D. 400-(Oxford 1981), p. 27 (n° 98) e J. Whittaker, Arethas and the «Collection Philosophique», in: D. Halfinger-G. Prato (a cura di), Paleografia e codicologia greca, I (Alessandria 1991), pp. 513-521: 514 s.
———. 1996. "Studi sulla tradizione indiretta di Diogene Laerzio: la Ionia di Arsenio." In Hodoi dizesios: le vie della ricerca: studi in onore di Francesco Adorno, edited by Funghi, Maria Serena, 169-180. Firenze: Olschki.
———. 1998. "Qualche aspetto della Vita Theophrasti di Diogene Laerzio e il Liceo dopo Aristotele." In Theophrastus. Reappraising the sources, edited by Ophuijsen, Johannes van and Raalte, Marlein Van, 29-38. New Brunswick: Transaction Publishers.
"Da una più attenta lettura del paragrafo di Diogene Laerzio dove si riferisce la legge contro i filosofi fatta votare da Sofocle di Sunio è stato dedotto che, prima di quella data, non era necessaria una approvazione dello Stato per aprire una scuola filosofica a Atene e tale situazione si ripropose, a partire dall'anno ·successivo, dopo l'intervento di Filone e il ripristino dello status quo ante. Appare inoltre indiscutibile il fatto che il Liceo ricevette uno statuto di vera e propria scuola a partire da Teofrasto; Aristotele non aveva pensato a Teofrasto come suo successore ufficiale nella direzione della scuola, ma piuttosto come a colui al quale affidare la continuità del suo insegnamento. Questo compito Teofrasto sente come quello basilare della comunità filosofica che aveva costituito a partire dall'eredità del maestro. Egli stesso, pur proprietario di un giardino suo proprio e di edifici, e fondatore, dal punto di vista giuridico, del Liceo come scuola istituzionalizzata, non nomina uno scolarca ufficiale come suo successore. Il fatto che Diogene Laerzio, per indicare la successione sia di Teofrasto a Aristotele sia di Stratone a Teofrasto, ricorra alla formula διεδέξατο τὴν σχολὴν, non può essere addotto come prova contraria: si tratta, infatti, di una formula ormai stereotipa e canonica nella lingua della letteratura delle diadochai." (p. 37, una nota omessa.)
———. 1999. "La versio latina antiqua di Diogene Laerzio e la sua recezione nel medioevo occidentale: Il Compendium moralium notabilium di Geremia di Montagnone e il Liber de vita et moribus philosophorum dello ps.-Burleo." Documenti e Studi sulla Tradizione Filosofica Medievale no. 10:371-396.
———. 2000. "Diogenes Laertius Vitae Philosophorum*." Phronesis no. 45:331-340.
Recensione dell'edizione delle Vitae Philosophorum edita da Miroslav Marcovich (1999).
Un'edizione modema delle Vite dei filosofi di Diogene Laerzio, fondata su una rinnovata collazione dei principali manoscritti e che tenga conto del contributo degli studi accumulatisi per piu secoli su quel testo, e un desideratum degli studi classici dopo il tentativo discutibile di H.S. Long (Oxonii 1964, 19662: <<Oxford Classical Texts>>). La recente pubblicazione dell'edizione di M. Marcovich (d'ora in avanti: M.) nella prestigiosa <<Bibliotheca Scriptorum Graecorum et Roma- norum Teubneriana>> rappresenta, senza alcun dubbio, un grande passo in avanti, ma non colma questa lacuna, se non in maniera parziale. Quale futurus editor delle Vite laerziane nella <<Collection des Universités de France>> (Belles Lettres), avrei dovuto rinunciare all'invito di rendere conto di questi due volumi al fine di evitare 1'accusa di avere mancato di imparzialita per un senso di malcelato malumore caratteristico di chi e stato battutto sul tempo. Non e tuttavia per il piacere malsano di mettere in evidenza errori o mancanze dell'edizione di M. che ho accettato l'offerta, ma per presentarla ai lettori con le sue caratteristiche, siano esse pregi o difetti, e per rendere pubblici alcuni almeno dei criteri che intendo applicare nella mia prossima edizione. Nelle pagine che seguono, per rispetto alla rivista che ospita questo contributo, evito di soffermarmi troppo su dettagli tecnici e di catalogare in lunghe e inutili liste le imprecisioni o gli errori, i punti di disaccordo, le presunte o vere anomalie dell'edizione di M. (segnalerò comunque qualche esempio per restare nel concreto) e mi concentro piuttosto su una analisi dei criteri ecdotici seguiti dallo studioso e sui risultati che dalla loro applicazione sono scaturiti nella concretezza della constitutio textus." (p. 331)
* Diogenes Laertius Vitae Philosophorum. Vol. I: Libri 1-X edidit M. Marcovich, Stutgardiae et Lipsiae, In Aedibus B.G. Teubner 1999. L+826 p. - ISBN 3-519-01316- 9. Vol. II: Excerpta Byzantina, edidit M. Marcovich, Stutgardiae et Lipsiae, In Aedibus B.G. Teubner 1999. 346 p. - ISBN 3-519-01317-7. Come Appendice al vol. I (815- 826) è pubblicato lo Gnomologium Epicureum Vaticanum.
———. 2002. "Due note alla Vita di Arcesilao di Diogene Laerzio." Prometheus no. 28:52-56.
"Tra i molti luoghi del quarto libro delle Vite dr Diogene Laerzio che presentano ancora difficoltà testuali o esegetiche, due.passi della Vita di Arcesilao (N 32 e 41) meritano di essere considerati con particolare attenzione. Prendo a fondamento il testo della recente edizione di Marcovich accompagnato da un apparato critico(1)
Δια δέ το περί πάντων έπέχειν ουδέ βιβλίον τι, φασί, συνέγραψεν· οι δέ, δτι έφωράθη (Κράντορός) τινα διορθών, α φασιν οί μεν έκδοΰναι, οΐ δέ κατακαΰσαι."
(...)
"Dopo avere narrato che, alla morte di Cratete, Arcesilao aveva ottenuto la direzione dell'Accademia in seguito alla rinuncia di un ignoto Socratide, Diogene continua con la frase trascritta sopra. La fonte alla quale Diogene ha attinto queste informazioni e quella che segue immediatamente, relativa alla ammirazione di Arcesilao nei confronti di Platone di cui possedeva una copia delle opere, sono i Bioi di Antigono di Caristo. Lo dimostra il confronto con il passo parallelo della Storia della Accademia di Filodemo (PHerc. 1021, col. XVII 41-XVIII 40, p. 152-153 Dorandi = Antig. Car., fr. 18-20 Dorandi). Una differenza sostanziale distingue tuttavia Filodemo da Diogene Laerzio: Filodemo ha utilizzato i Bioi di Antigono di prima mano, mentre essi sono giunti a Diogene indirettamente, attraverso uno o più stadi intermedi. È un dato di fatto della massima importanza di cui non può non tenere conto I'editore di Diogene(2)." (p. 52)
(1) Diogenes Laertius Vitae Philosophorum ed. M. Marcovich, Lipsiae 1999. (...)
(2) Ho discusso i rapporti fra Diogene Laerzio e Antigono nell'introduzione alla mia edizione dei frammenti di Antigono di Caristo: T. Dorandi (a c. di), Antigone de Caryste. Fragments, Paris 1999, pp. XLIV-XLVIII e LIII-LXII.
———. 2002. "Tracce delle Vite dei filosofi di Diogene Laerzio nell'Epistolario di Fozio?" Göttinger Forum für Altertumswissenschaften no. 5:59-63.
"Quello che, in conclusione, possiamo dire è che non ci sono elementi sufficienti per dimostrare che Fozio ebbe tra le mani un codice di Diogene Laerzio.
Questo fatto non esclude tuttavia la presenza di un tale manoscritto a Bisanzio.
Fozio non ebbe probabilmente accesso o non ebbe interesse a leggere le Vite laerziane. Esse vennero 'riscoperte' qualche decennio più tardi in altri milieux culturali, piuttosto orientati verso gli studi filosofici. Le tracce più antiche della presenza di un codice delle Vite nel mondo bizantino sono gli estratti del III libro (Vita di Platone) contenuti nei fogli 27r-29v del codice Vindob. phil. gr. 314, datato al 28 luglio 925.(15) é possibile risalire un pò più indietro se si considera che questo manoscritto è copia di un codice passato fra le mani del discepolo di Fozio, Areta di Cesarea (nato verso l'anno 850). La vera e propria 'rinascita' laerziana a Bisanzio comincia alla fine del sec. X, grazie ai redattori della Anthologia Graeca e della Suda.(16) Fozio è destinato a restare fuori da questa ìoperazione culturale'." (p. 63)
(15) Pubblicati da T. Dorandi, Estratti dal III libro di Diogene Laerzio in un codice di Vienna (Cod. phil. gr. 314), SCO 43 (1993), pp. 63-72.
(16) Cf. T. Dorandi, Diogene Laerzio a Bizanzio nel X secolo. Studi sulla tradizione indiretta delle Vite dei filosofi, di prossima pubblicazione nella BZ [Byzantinische Zeitschrift] 2003.
———. 2003. "Diogene Laerzio a Bisanzio nel X secolo. Studi sulla tradizione indiretta delle Vite dei filosofi." Byzantinische Zeitschrift no. 96:123-155.
———. 2007. "Diogene Laerzio fra Bisanzio e l'Italia Meridionale. La circolazione delle Vite dei filosofi tra la tarda antichità e l'età paleologa." Segno e Testo no. 5:99-172.
———. 2007. "I manoscritti di Diogene Laerzio: un catalogo sommario." Codices Manuscripti no. 62/63:45-61.
———. 2007. "Le Vite di Diogene Laerzio fra Bisanzio e l'Italia Meridionale. La circolazione delle Vite dei filosofi tra la tarda antichità e l'età paleologa." Segno e Testo no. 5:99-172.
———. 2008. "Ricerche sulla più antica tradizione delle Vite di Diogene Laerzio." Prometheus no. 34:193-216.
Ristampato in T. Dorandi, Laertiana, pp. 49-124.
———. 2008. "Codici della Vita Platonis di Diogene Laerzio." Νέα ῾Ρώµη - Nea Rhome no. 5:323-331.
Ristampato con modifiche in T. Dorandi, Laertiana.
———. 2008. "Altri codici con excerpta delle Vite di Diogene Laerzio." Göttinger Forum für Altertumswissenschaften no. 11:1-6.
"In un articolo recente ho catalogato tutti i codices integri delle Vite dei filosofi di Diogene Laerzio a me noti e una scelta di manoscritti che conservano estratti con particolare attenzione alla cosiddetta tradizione degli Excerpta Vaticana.(1)
Ulteriori ricerche, tenendo conto anche dei dati riuniti nel repertorio di Sinkewicz,(2) mi hanno consentito di ampliare la lista dei testimoni con estratti delle Vite.(3) Si tratta spesso di documenti nei quali la presenza di brani o pericopi testuali laerziane sono limitate a raccolte (più o meno ampie) di apoftegmi, a singole vite o a piccole antologie. La maggior parte di questi codici sono posteriori al XVI secolo; in un paio di casi, essi sono copiati su altri testimoni tuttora conservati. Nell’insieme, il loro contributo è senza rilevanza per la constitutio textus delle Vite. Li elenco, di seguito, per desiderio di completezza, ordinati secondo il criterio geografico della biblioteca di conservazione.
Salvo rare eccezioni, segnalo solo il contenuto della sezione laerziana." (pp.1-2, una nota omessa)
(1) T. Dorandi, I manoscritti di Diogene Laerzio: Un catalogo sommario, Codices Manuscripti 62/63 (2007), pp. 45-61 (citato come Catalogo).
(2) R.E. Sinkewicz, Manuscript Listings for the Authors of Classical and Late Antiquity (Toronto: Pontifical Institute of Mediaeval Studies, 1990) VI, 49 p. + 6 microfiches. In diversi casi ho tacitamente corretto i dati raccolti dallo studioso.
———. 2009. Laertiana. Capitoli sulla tradizione manoscritta e sulla storia del testo delle Vite dei filosofi di Diogene Laerzio. Berlin: Walter de Gruyter.
Sommario: Premessa XI-XIII; I. Dai codici alle edizioni delle Vite dei filosofi 1; II. Ricerche sulla più antica tradizione delle Vite dei filosofi 49; III. Lettori bizantini delle Vite dei filosofi ovvero del buon uso della tradizione 'indiretta' 125; IV. Verso uno stemma codicum dei più antichi testimoni 195; V. Le Vite dei filosofi tra Medioevo e Rinascimento latino 201; VI. Appendice. Peter von der Mühll editore di Diogene Laerzio 229; VII. Bibliografia 247; VIII. Indici 256-276.
"Le sei sezioni che compongono questo volume, costituiscono altrettanti capitoli sulla tradizione manoscritta e sulla storia del testo delle Vite laerziane. Nel primo capitolo (Dai codici alle edizioni delle Vite dei filosofi) sono catalogati tutti i manoscritti che contengono l’insieme delle Vite o una scelta di libri o di estratti nonché le edizioni dell’opera dall’editio princeps Frobeniana (1533) a quella di M. Marcovich (1999). Il secondo capitolo (Ricerche sulla più antica tradizione delle Vite dei filosofi) si compone di una serie di studi sui principali manoscritti integri e sulla tradizione degli excerpta Vaticana; vi è discussa la questione dell’esistenza o meno di una tradizione italo-greca delle Vite e proposta una ricostruzione di Ω, il capostipite dei codices integri antiquiores, e di Χ, il modello tardo-antico da cui derivò tutta la tradizione medievale. L’ultima parte del capitolo è riservata alla vulgata e alla sua formazione, da collocare in un’epoca relativamente antica. Con il terzo capitolo (Lettori bizantini delle Vite dei filosofi, ovvero del buon uso della tradizione ‘indiretta’) intendo presentare una storia del testo delle Vite nel mondo bizantino attraverso uno studio delle testimonianze degli autori che le hanno lette e utilizzate, dalla fine dell’Antichità alla caduta di Costantinopoli, e oltre. Alla ricostruzione (per molti aspetti ancora incerta) delle vicende delle Vite prima della loro sistemazione nel perduto codice Χ e allo stemma dei testimoni più antichi è consacrato il capitolo quarto (Verso uno stemma codicum dei più antichi testimoni). Il capitolo quinto (Le Vite dei filosofi tra Medioevo e Rinascimento latino) indaga le due traduzioni latine delle Vite, quella (perduta) di Enrico Aristippo e quella (ancora conservata) di Ambrogio Traversari. L’Appendice (capitolo sesto) contiene una descrizione dell’inedito Nachlaß di Peter Von der Mühll, da me per la prima volta utilizzato nella sua integralità, per l’edizione delle Vite laerziane." (pp. XI-XII)
———. 2009. "Parmenide, Senofane e Anassimandro (Una nota a Diog. Laert. IX 21)." Elenchos.Rivista di Studi sul Pensiero Antico no. 30:347-353.
Abstract: "A new inspection of the B manuscript of Diogenes Laertius' Lives of Eminent Philosophers allows to restore the text of the beginning of Parmenides' Life (IX 21) in a way that corresponds with Diogenes', and also to eliminate an obvious syntactic difficulty."
———. 2010. "Diogene Laerzio, Epicuro e gli editori di Epicuro e di Diogene Laerzio." Eikasmos.Quaderni Bolognesi di Filologia Classica no. 21:273-301.
———. 2013. "Diogene Laerzio e la storia della filosofia antica: con qualche considerazione di un editore." In Aristotele e la storia, edited by Rossitto, Cristina, Coppola, Alessandra and Biasutti, Franco, 185-203. Padova: CLEUP.
———. 2013. "Diogene Laerzio e la tradizione catalogica: liste di libri nelle Vite e opinioni dei filosofi." Antiquorum Philosophia no. 7:107-126.
———. 2016. "Le ‹Divisiones quae vulgo dicuntur Aristoteleae›. Storia del testo e edizione delle Recensiones Marciana, Florentina e Leidensis." Studia Graeco-Arabica no. 6:1-58.
Abstract: "This paper is devoted to the manuscript tradition of the Divisiones quae dicuntur Aristoteleae (DA), and in particular to two discoveries that shed new light on it. The collection of DA is transmitted in four different versions, that should be investigated and edited individually. The editor should also resist the temptation to reconstruct a imaginary Urtext. The focus of this study is on the three versions independent of the Recensio Laertiana (Diog. Laert. III 80-109): the Recensiones Marciana, Florentina and Leidensis. These versions are reconstructed on the basis of six Byzantine manuscripts dated between the 10th and the 15th/16th century. Then, the new edition of the Recensio Marciana and the editiones principes of the Recensiones Florentina, and Leidensis is presented."
Garin, Eugenio. 2009. "La prima traduzione latina di Diogene Laerzio." Giornale della Filosofia Italiana no. 38:283-285.
Giannantoni, Gabriele. 1986. "Socrate e i Socratici in Diogene Laerzio." Elenchos.Rivista di Studi sul Pensiero Antico no. 7:183-216.
"La biografia di Socrate scritta da Diogene Laerzio non ha goduto di grande fortuna presso gli studiosi di Socrate: per quanti sforzi si siano fatti, soprattutto dopo il fondamentale libro di Olof Gigon(1), per liberarsi dalle angustie della classica impostazione del “problema socratico”, che vedeva nel confronto, nella composizione o nella scelta, tra le fonti cosiddette canoniche (Platone, Senofonte e Aristotele) l’unico criterio metodico possibile per attingere il “vero” Socrate, si è ancora lontani da un’utilizzazione esauriente di tutto il materiale disponibile, che solo da una quindicina d’anni si è cominciato a raccogliere e a studiare direttamente(2). In sostanza si può dire che ci si è ormai abbastanza convinti a guardare con maggiore attenzione alle Nuvole di Aristofane (e agli altri accenni contenuti nelle sue commedie) e che, soprattutto, si è abbastanza convinti dell’opportunità di prendere in considerazione anche gli altri esiti del socratismo (Eschine, Euclide, Antistene, Aristippo, ecc.), pur se si è ancora a un livello di pura esigenza metodica. Ma ciò che, a tutt’oggi, manca è uno studio approfondito e sistematico della storia della fortuna di Socrate nell’antichità e quindi una ricostruzione esauriente dei vari filoni dell’interpretazione filosofica e delle tradizioni biografiche, aneddotiche, apoftegmatiche ed erudite(3) , che poi, almeno parzialmente, confluiscono nell’opera di Diogene Laerzio." (p. 185)
(1) Cfr. O. Gigon, Sokrates. Sein Bild in Dichtung und Geschichte, Bern 1947.
(2) Cfr. J. Ferguson, Socrates. A Source Book, London 1970 e G. Giannatoni (a cura di), Socrate. Tutte le testimonianze da Aristofane e Senofonte ai Padri cristiani, Bari 1971. Entrambi i libri danno le fonti in traduzione.
(3) Solo parzialmente colmano questa lacuna alcuni studi che riguardano l’epicureismo (cfr. la successiva nota 23) o determinate fasi della tradizione cinico-stoica (cfr. K. Doering, Exemplum Socratis. Studien zur Sokratesnachwirkung in der kynisch-stoischen Popularphilosophie in der frühen Kaiserzeit und in frühen Christentum, «Hermes», Einzelschr. XLII, Wiesbaden 1979); mancano invece studi adeguati per ciò che concerne lo stoicismo antico, l’Accademia di mezzo e la tradizione scettica, il platonismo medio e il neoplatonismo.
(23) Tra gli studi più recenti su questo argomento mi limito a segnalare: Μ. T. Runia, The Epicurean Criticism of Socrates, «Phoenix», XXXIV (1980) pp. 55-68 e K. Kleve, Scurra Atticus. The Epicurean View of Socrates,
nelle pp. 227-53 del primo volume di Συζήτησις. Studi sull’epicureismo greco e romano offerti a M. Gigante, Napoli 1983. Sulla testimonianza di Idomeneo cfr. A. Angeli, I frammenti di Idomeneo di Lampsaco, «Cronache Ercolanesi», 11 (1981) pp. 41-101 (specialmente pp. 56-61 e 92-3).
Giannantoni , Gabriele. 1992. "Il secondo libro delle 'Vite' di Diogene Laerzio." In Aufstieg und Niedergang der römischen Welt. Teil II: Principat. Band 36: Philosophie, Wissenschaften, Technik. 5. Teilband: Philosophie (Einzelne Autoren, Doxographica), edited by Haase, Wolfgang, 3603-3618. Berlin: Walter de Gruyter.
"La struttura del secondo libro delle 'Vite' di Diogene Laerzio è presto detta. Rifacendosi al criterio delle 'successioni' fissato nel 'Proemio', ribadito in questo stesso libro (II 19) e sul quale dovremo tornare, Diogene Laerzio inizia con il bios di Anassimandro (II 1 - 2), che - a rigore - se si prescinde dalla indicazione cronologica fornita sulla base di Apollodoro, non è un vero e proprio bios quanto piuttosto un compendio dossografico. Ad esso segue il bios di Anassimene (II 3 - 5), con la solita indicazione cronologica desunta da Apollodoro e quasi interamente occupato dal testo di due lettere - certamente non autentiche - di Anassimene a Pitagora. Inverosimile, per ragioni cronologiche, è la notizia, desunta da fonti anonime, di un suo discepolato presso Parmenide.
A questi bioi seguono quelli di Anassagora (II 6 - 15) e di Archela (II 16 - 17); il seguito del libro è interamente occupato dai bioi di Socrate e dei Socratici, ad eccezione di Platone (trattato nel libro III) e di Antistene (trattato nel libro VI): su questa parte ci soffermeremo con particolare attenzione, dopo aver detto qualcosa sui bioi di Anassagora ed Archelao." (pp. 3603-3604)
Gigante, Marcello. 1962. "Note laerziane." La Parola del Passato no. 17:371-381.
———. 1972. "Per una interpretazione di Diogene Laerzio." Rendiconti dell'Accademia di Archeologia Lettere e Belle Arti di Napoli no. 47:119-137.
Ristampato come introdzione alla nuova edizione delle Vite dei filosofi, Bari: Laterza, 1983 (pp. I - CXVIII).
———. 1973. "Diogene Laerzio storico e cronista dei filosofi antichi." Atene e Roma no. 18:105-132.
———. 1984. "Gli studi di Nietzsche su Diogene Laerzio." Rendiconti dell'Accademia di Archeologia Lettere e Belle Arti di Napoli no. 59:67-78.
———. 1986. "Biografia e dossografia in Diogene Laerzio." Elenchos.Rivista di Studi sul Pensiero Antico no. 7:7-102.
"Come l’intera opera, così ogni βίος è stato concepito da Diogene quale contributo alla conoscenza di un passato ormai classico, che ha chiuso il suo ciclo di vita, ma non ha esaurito la sua vitalità: da tempo la polis era morta, sopravvivevano le individualità. La biografia laerziana non è in questo dissimile da altre biografìe politiche o letterarie: è il regno dell’individuo. E tuttavia l’individuo è creatore di storia dentro la storia, portatore di pensieri o idee e anche di fatti che non sono per lo più meri eventi privati, ma segnali di una cultura e di un’epoca.
Così la filosofia nei βίοι che permangono, se sono storia, una storia “esterna” e non “concettuale”(129), appartiene ad un patrimonio di sapienza anche popolare o al sistema di una scuola, ma non cessa mai di essere espressione di libertà interiore. E la doxa che accompagna quando è possibile il bios e gli è subordinata — almeno dell’impostazione fondamentale — assume anche la forma di una chreia, di una massima, di un apophthegma e Diogene non esercita generalmente un criterio di valutazione: nella leale registrazione del βίος e della doxa Diogene espone, non giudica. La doxa si configura non solo come filosofia, ma come cultura, letteratura, poesia, arte, politica, in una varietà di forme di espressione dello spirito che si colloca nella forma di un βίος, in un kefalaion, o in una serie di kefalaia: l’interazione fra biografia e filosofia è perciò mutevole e duttile. Una biografia fondata sulle testimonianze di pensiero o di vita tratte dall’opera scritta di colui di cui viene scritta la vita è necessariamente diversa dalla biografia di un filosofo che nulla ha scritto o la cui opera sia rimasta inaccessibile." (p. 97)
(129) Cfr. M. Dal Pra, Storia e verità della filosofia, «Rivista critica di storia della filosofia», XXVI (1971) pp. 439-49.
———. 1988. "Ambrogio Traversari interprete di Diogene Laerzio." In Ambrogio Traversari nel VI centenario della nascita. Convegno internazionale di studi (Camaldoli-Firenze, 15-18 settembre 1986), edited by Garfagnini, Gian Carlo, 367-459. Firenze: Olschki.
———. 1994. "Diogene Laerzio." In Lo spazio letterario della Grecia antica Vol. I.3, edited by Canfora, Luciano and Lanza, Diego, 723-740. Roma: Salerno Editrice.
"Diogene Laerzio non appartenne a una scuola filosofica, operò probabilmente a Roma prima di Plotino e Porfirio, dispose di una attrezzata biblioteca, fu biografo d' insaziabile curiosità, erudito infaticabile, lettore straordinario, ebbe forse a modello la Scuola di Aristotele non meno che il Museo di Alessandria. Certo una vena aristotelica o se si preferisce un aristotelismo come tendenza storiografica è sotteso piu o meno scopertamente alla sua opera, incompiuta e aperta.
Nel Proemio la sua coscienza aristotelica si svela nel concepire la filosofia come creazione dei Greci, nel sottolineare il divario fra Greci e barbari, nella polemica con i sostenitori dell' origine barbarica della filosofia. La filosofia è perfetta creazione dei Greci, il suo nome è greco (1 5). Non omette d' esporre il filosofare orientale, ma prima di esporre la storia del pensiero greco ordinata in categorie, distinta in scuole (aipfoeiç), collocate in successioni (òiaòoxai) afferma (1 12) che Pitagora per primo usò il termine "filosofia" e per primo si chiamò "filosofo" : « piu anticamente si chiamava sapienza, e sapiente chi la professasse, ed eccellesse nell' estrema cura dell' anima; filosofo era colui che accoglie la sapienza ». (p. 732)
———. 2001. "Il bios laerziano di Epimenide." In Epimenide cretese, edited by Federico, Eduardo and Visconti, Amedeo, 7-24. Napoli: Luciano.
Girardi, Luca. 2014. Praeparatio epicurea? Filosofia e dossografia in Diogene Laerzio. Saonara (Padova): Il Prato.
Prefazione di Giuseppe Girgenti.
Grignaschi, Mario. 1990. "Lo pseudo Walter Burley e il "Liber de vita et moribus philosophorum"." Medioevo no. 16:131-190.
———. 1990. "'Corrigenda et addenda' sulla questione dello ps. Burleo." Medioevo no. 16:325-352.
Guida, Augusto. 2013. "L'origine dei termini filosofo e filosofia secondo il testo di Diogene Laerzio." Rheinisches Museum für Philologie no. 156:410-413.
"Nel proemio alle sue Vite dei filosofi Diogene Laerzio, trattando dell'origine della filosofia, ricorda che, secondo quanto racconta Eraclide Pontico nell'opera Sulla donna esanime (fr. 87 Wehrli), Pitagora in un colloquio a Sicione con Leone tiranno di Sicione, ο di Fliunte, fu il primo a dare il nome alla filosofia e a chiamarsi filosofo, rifiutando l'appellativo di σοφός: φιλοσοφίαν δέ πρώτος ώνόμασε Πυθαγό ρας και εαυτόν φιλόσοφον, έν Σικυώνι διαλεγόμενος Λέοντι τω Σικυωνίων τυράν νφ η Φλιασίων, καθά φησιν Ηρακλείδης ό Ποντικός έν τγί Περί της απνου.(1) La notizia è confermata da altre fonti, in particolare da Cicerone, che nelle Tusculane (Heracl. Pont. fr. 88 Wehrli) riferisce distesamente il racconto eraclideo del dialogo avvenuto fra Pitagora e il tiranno, di cui Diogene sintetizza invece solo le conclusioni.(2) Diogene, per altro, motiva il rifiuto del titolo di σοφός in quanto pertinente esclusivamente a Dio: μηδένα... είναι σοφόν άνθρωπον άλλ' ή θεόν, secondo quanto concordemente tramandato dai manoscritti.! (p. 410)
(1) Diog. Laert. 1,12. L'edizione di riferimento è quella teubneriana a cura di M. Marcovich, Stutgardiae et Lipsiae 1999. Quando l'articolo era in bozze è uscita la nuova edizione a cura di Tiziano Dorandi, Cambridge 2013 (vedi sotto, nota 9).
2) L'esame più dettagliato e acuto delia notizia su Pitagora e le sue fonti è fornito da W. Burkert, Piaton oder Pythagoras? Zum Ursprung des Wortes 'Philosophie', Hermes 88, 1960, 159-177.
(9) Faccio riferimento aile riflessioni metodologiche di T. Dorandi, Diogene Laerzio, Epicuro e gli editori di Epicuro e di Diogene Laerzio, Eikasmos 21, 2010, 273-301. Ringrazio il Dorandi, che ha letto questo articolo e concorda sulle sue conclusioni, di cui non ha potuto tener conto per la sua nuova edizione di Diogene, già licenziata per la stampa e or ora uscita (Cambridge 2013). Sono molto grato anche a R. Kassel per aver esaminato e discusso con la solita generosità e sollecitu dine una prima bozza di questo lavoro.
Janácek, Karel. 1992. Indice delle Vite dei filosofi di Diogene Laerzio. Firenze: Olschki.
Lapini, Walter. 2003. "Il Diogene Laerzio di Miroslav Marcovich." Méthexis:105-114.
"Con questa edizione,(1) il compianto MirosJav Marcovich (= M.) ha reso grandi servizi alla tradizione di Diogene Laerzio: ha allargato Ja base documentaria, ha fatto ordine fra le molte e varie mani di scriba, ha studiato i testimoni disponibili con un'acribia ignota al suo predecessore oxoniense H. S. Long. Sotto questi aspetti la valutazione dell'opera non può che essere positiva, come anche è positiva, anzi preziosa, Ja scelta di rendicontare in apparato non solo tutte Je principali varianti tradite, ma anche, nei limiti dei possibile, tutte Je congetture, risparmiando al lettore formule frustranti come "alii aliter", "alii alia", ecc. Nelle righe che seguono, però, io cercherò di mettermi nei panni dell'utente, in particolare dell'utente non filologo; di conseguenza lascerò da parte valutazioni stemmatiche e codicologiche, ehe i futuri editori potranno esprimere con piu competenza di me, e giudicherò il lavoro di M. soprattutto dal punto di vista della sua affidabilità e fruibilità pratica per lo studioso di filosofia antica. E devo dire, da questo punto di vista, che J'edizione presenta numerosi difetti, che solo in parte possono essere attribuiti ala maneanza delle ultimae curae." (p. 105, note omesse)
(1) Diogenes Laertius, edidit M. Mareovieh, Stutgardiae et Lipsiae, Teubner 1999,2 voll.: vol. I, Vitae philosophorum, pp. L + 826; vol. II, Excerpta Byzanlina et indices, pp. 346; accedit vol. III, Indices, confecit H. Gärtner, Monachii et Lipsiae, Saur 2002, pp. 183.
———. 2010. "Il prologo della Lettera a Erodoto di Epicuro: sul testo di Diog. Laert. X 35-7." Elenchos.Rivista di Studi sul Pensiero Antico no. 31:331-343.
"Prima di entrare nell'analisi di questi passi occorrerà ricordare la distinzione - fondamentale e mai abbastanza sottolineata - tra testo di Diogene Laerzio e testo di Epicuro; distinzione che è stata fatta oggetto anche recentemente di uno specifico studio di Tiziano Dorandi(3), e che può essere riassunta nel principio secondo cui l'editore epicureo è tenuto ad emendare tutti gli errori indistintamente, mentre l'editore di Diogene dovrà intervenire solo a valle dell'``originale'', lasciando tali e quali gli errori di primo livello(4), cioè quelli che si possono presumere insorti nel segmento di tradizione che va dall'autore citato all'autore che riporta la citazione. Un principio ovvio, ma tante volte violato, anche da parte dell'ultimo editore laerziano Miroslav Marcovich(5).
Quanto a me, presenterò qui di seguito tre suggerimenti, nuovi il secondo e il terzo, già noto il primo. I primi due mi paiono necessari per il testo di Epicuro e solo possibili per il testo di Diogene; il terzo invece è probabilmente necessario per entrambi." (p. 334)
(3) T. Dorandi, Diogene Laerzio, Epicuro e gli editori di Epicuro e di Diogene Laerzio, «Eikasmos», xxi (2010) pp. 273-301; ma vedasi anche Id., `Laertiana'. Capitoli sulla tradizione manoscritta e sulla storia del testo delle `Vite dei filosofi' di Diogene Laerzio , Berlin-New York 2009, pp. 45-6.
(4) Per la terminologia cfr. R. Tosi, Studi sulla tradizione indiretta dei classici greci, Bologna 1988, p. 52.
(5) La confusione tra i livelli di errore assume dimensioni sistemiche nell'edizione della Refutatio di Ippolito del 1986 (M. Marcovich (ed.), Hippolytus. Refutatio omnium haeresium, Berlin 1986).
———. 2011. "Note Laerziane (D. L. 1.12, 8.48, 10.2, 10.5, 10.7-9, 10.9, 10.11, 10.124, 10.140)." Sileno no. 37:207-217.
"Presento qui sotto una serie di note testuali a Diogene Laerzio, facendo séguito a un altro mio contributo di identico titolo comparso nel 2009 su questa rivista1. Come in quel caso, così in questo non posso preliminarmente sottrarmi all’obbligo e al piacere di rivolgere un sincero ringraziamento all’amico Tiziano Dorandi(2), sia per aver letto e discusso con pazienza ed acribia le pagine che qui si pubblic no, sia per avermi permesso di visionare in anteprima, e di utilizzare, gli apparati della sua imminente edizione critica delle Vite dei Filosofi(3)." (p. 207)
(1) W. Lapini, Note laerziane (D. L. 1.86, 3.102, 4.51, 5.41, 6.73), «Sileno» 35, 2009, 227-234.
(2) Nonché a Jan Hessler, per i motivi che saranno detti sotto, n. 28.
(3) Il testo (se non diversamente indicato) sarà invece quello di M. Marcovich, Diogenes Laertius, ed. M. M., Stutgardiae et Lipsiae 1999 (alle pagine e ai righi di questa edizione sono riferite le parentesi che accompagnano l’indicazione dei libri e dei capitoli).
(28) J. E. Hessler, Ergebnisse der Arbeit am Kommentar zu Epikurs Brief an Me noi keus: Ep. Men. 124, in stampa su «Studi Classici e Orientali». Ringrazio l’autore per avermi permesso di visionare il suo articolo in anteprima. Molte di queste congetture erano state discusse anche da A. Barigazzi, Epicurea, «Hermes» 81, 1953, 145-162: 147-148 e 157-158.
———. 2015. L’Epistola a Erodoto e il Bios di Epicuro in Diogene Laerzio. Note testuali, esegetiche e metodologiche. Roma: Edizioni di Storia e Letteratura.
Martinelli Tempesta, Stefano. 2014. "La nuova edizione di Diogene Laerzio." Elenchos.Rivista di Studi sul Pensiero Antico:157-189.
Recensione di: Diogenes Laertius. Lives of Eminent Philosophers, Edited with Introduction by T. Dorandi (“Cambridge Classical Texts and Commentaries”, 50), Cambridge 2013.
"L’edizione si compone delle seguenti parti: un’introduzione che presenta in sintesi, alle pp. 1-44, i risultati argomentati distesamente e con ricchissima documentazione nel già citato volume Laertiana, oltre a spiegare con molta chiarezza i principi metodologici su cui si fonda la constitutio textus (pp. 45-57); il testo critico delle Vite con tre serie di apparati (pp. 58-824); il Subsidium interpretationis, di cui si è detto; una prima appendice con i metri (esclusi i distici elegiaci) delle composizioni poetiche di Diogene che originariamente facevano parte della Pammetros (pp. 873-5); una seconda appendice con alcuni addenda e corrigenda al volume Laertiana (pp. 876-8); una terza con un additamentum contenente tredici congetture proposte per litteras da Walter Lapini (pp. 879-80); una bibliografia selettiva (pp. 881-94); un indice dei nomi largamente ispirato, come lo stesso Dorandi dichiara, a quello compilato da Hans Gärtner a complemento dell’edizione di Marcovich." (p. 160)
Ramelli, Ilaria. 2004. "Diogene Laerzio e Clemente Alessandrino nel contesto di un dibattito culturale comune." Espacio, Tiempo y Forma no. 15:207-224.
Sommario: "I! Presente articolo anaiizza i paralleiismi tra le Vitae Philosophorum di Diogene Laerzio e gli Stromata di Clemente Aessandrino e pone entrambi nel contesto di un dibattito cultúrale comune relativo alie origini della fllosofia."
———. 2004. "Diogene Laerzio e i cristiani: conoscenza e polemica con Taziano e con Clemente Alessandrino?" Espacio, Tiempo y Forma no. 15:27-41.
Sommario: "Questo articolo studia le interrelazioni tra la Oratio ad Graecos di Taziano e le Vitae Philosophorum di Diogene Laerzio e cerca di delineare il dibattito —che interessò pagani e cristiani— al quale essi presero parte."
Sottili, Agostino. 1984. "Il Laerzio latino e greco e altri autografi di Ambrogio Traversari." In Vestigia. Studi in onore di Giuseppe Billanovich, edited by Avesani, Rino, Ferrari, Mirella, Foffano, Tino, Frasso, Giuseppe and Sottili, Agostino, 699-745. Roma: Edizioni di Storia e Letteratura.
Untersteiner, Mario. 1970. Posidonio nei Placita di Platone secondo Diogene Laerzio III. Brescia: Paideia..