Theory and History of Ontology (www.ontology.co)by Raul Corazzon | e-mail: rc@
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This part of the section History of Ontology includes the following pages:
The Neoplatonic Commentators on Aristotle's Metaphysics
General Bibliography on the Neoplatonic Commentators
Bibliography on the Neoplatonic Commentaries to Aristotle's Metaphysics
Alexander of Aphrodisias' metaphysics: Annotated bibliography of the studies in English:
Alexandre d'Aphrodise: bibliographie annotée des études en français:
Alessandro di Afrodisia: bibliografia annotata degli studi in italiano (Current page)
Alexander von Aphrodisias: bibliographie der deutschen Studien
On the Section "History of the Doctine of Categories"
Ancient Greek Commentaries on Aristotle's Categories
Selected bibliography on the Ancient Greek Commentaries on Aristotle's Categories
Index of the Pages on Ancient Philosophy until Hellenistic Period
On the website "History of Logic"
Abbamonte, Giancarlo. 1995. "Metodi esegetici nel commentario In Aristotelis Topica di Alessandro di Afrodisia." In Seconda miscellanea filologica, edited by Gallo, Italo, 249-266. Napoli: Arte Tipografica.
———. 2000. "Aspetti della ricerca su Alessandro di Afrodisia." KJoinonia no. 24:153-197.
Abstract: "Negli ultimi 50 anni la figura di Alessandro di Afrodisia è stata studiata nella sua individualità di commentatore, appartenente alla scuola peripatetica, di cui ci sono giunte pochissime testimonianze. Il contributo passa in rassegna gli studi di questi ultimi anni che hanno distinto il pensiero di Alessandro dal Neoplatonismo e delinea le nuove prospettive della ricerca negli anni a venire."
———. 2004. "Tipologie esegetiche nei commenti di Alessandro di Afrodisia: la parafrasi." In L' ultima parola: l'analisi dei testi. Teorie e pratiche nell'antichità greca e latina: atti del terzo colloquio italo-francese coordinato da Luigi Spina e Laurent Pernot: Napoli 13-15 marzo 2003, edited by Abbamonte, Giancarlo, Conti Bizzarro, Ferruccio and Spina, Luigi, 19-34. Napoli: Arte Tipografica.
Accattino, Paolo. 1985. "Alessandro di Afrodisia e Aristotele di Mitilene." Elenchos no. 6:67-74.
———. 1987. "Ematopoiesi, malattia cardiaca e disturbi mentali in Galeno e in Alessandro di Afrodisia." Hermes no. 115:454-473.
———. 1988. "Alessandro di Afrodisia e la trasmissione della forma nella riproduzione animale." Atti della Accademia delle Scienze di Torino. 2, Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche no. 122:79-94.
———. 1992. "Alessandro di Afrodisia e gli astri: l'anima e la luce." Atti della Accademia delle Scienze di Torino. 2, Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche no. 126:39-62.
———. 1995. "Generazione dell' anima in Alessandro di Afrodisia, "De anima" 2.10-11.13?" Phronesis no. 40:182-201.
"Sull' interpretazione della sezione iniziale del De anima di Alessandro di Afrodisia ha esercitato un'enorme influenza la lettura che ne fece Paul Moraux nel saggio dedicato alla noetica alessandrista(1). Moraux intitolava significativamente "l'origine de I'ame" la prima sezione del secondo capitolo, perché di fatto le prime pagine del trattato costituirebbero un vero e proprio trattato De generatione animae, dove Alessandro, muovendo dai principi basilari della fisica aristotelica, traccerebbe le linee di un processo spontaneo di generazione che, attraverso I'aggregazione dei corpi semplici nei composti, metterebbe capo niente meno che all'anima. In un lavoro precedente(2) avevo avanzato un dubbio su una delle conseguenze che Moraux credeva di poter trarre dalla trattazione delta "genesi dell'anima" e cioè che essa renderebbe superflua la teoria aristotelica della riproduzione. Credo di aver mostrato che, come per Aristotele, anche per Alessandro De an. 36.19 sgg. la riproduzione presuppone un principio agente, il seme, che trasmette al nascituro le facoltà psichiche possedute dal genitore. Credo ora di poter mostrare che vi sono buone ragioni per dubitare che la sezione di De an. 2.10-11.13 sia una sorta di trattazione della genesi dell'anima che implicherebbe tutti quei risvolti anti-aristotelici che vi ha letto Moraux." (p. 182)
(1) P. Moraux, Alexandre d'Aphrodise Exegete de la noetique d'Aristote, Liege-Paris 1942.
(2) P. Accattino, Alessandro di Afrodisia e la trasmissione della forma nella riproduzione animale, Atti della Accademia delle Scienze di Torino, Cl. di Sc. mor. stor. e fil., 122 (1988), pp. 79-94.
———. 2014. "Alessandro di Afrodisia interprete del De anima di Aristotele." Studia Graeco-Arabica no. 4:275-288.
"Tra i testi giunti nel corpus degli scritti di Alessandro, quelli utili a ricostruire la sua interpretazione della psicologia aristotelica sono sostanzialmente due, ossia De Anima e De Anima II; lascerei infatti qui da parte il Commento al De Sensu. De Anima II, meglio noto col nome di Mantissa, è in realtà una raccolta di venticinque brevi scritti che solo in parte (grossomodo la maggioranza dei primi sedici) hanno a che fare con tematiche psicologiche; qui parleremo soltanto del secondo scritto, intitolato De Intellectu.1 Oltre al De Anima, che è un trattato continuo, e alla Mantissa noi sappiamo dalle citazioni che ne fanno i commentatori posteriori (Temistio, Filopono, pseudo-Filopono e Simplicio) che Alessandro aveva anche redatto un commentario al De Anima che però non ci è giunto.2 Ora, proprio quelle citazioni dal commento perduto registrate da questi autori e che trovano un riscontro puntuale nel De Anima personale di Alessandro ci permettono di precisare il carattere di questo trattato. Si può con buona verosimiglianza affermare che Alessandro ha concepito il suo trattato personale come una esposizione continua e sistematica dei risultati acquisiti col lavoro di esegesi.3" (p. 275, note omesse)
———. 2015. "Una difesa aristotelica del giusto per natura: Alessandro di Afrodisia, Mantissa 19 " In Aristotele e Alessandro di Afrodisia : (« Questioni etiche » e « Mantissa »): metodo e oggetto dell’etica peripatetica, edited by Bonelli, Maddalena, 43-57. Napoli: Bibliopolis.
Becchi, Francesco. 1987. "Una testimonianza di Aristotele et di Alessandro di Afrodisia sulla dottrina platonica dei principi." Prometheus no. 13:233-245.
"valore e I'importanza della cosiddetta "oralità" di Platone - come si è soliti chiamare I'insegnamento orale di Platone attestato dalla uadizione indiretta - ai fini di una ricostruzione complessiva e del pensiero frlosofico di Platone e di particolari dottrine professate dal filosofo, sono stati autorevolmente ribaditi dal Kràmer (1), superando la posizione di chi aveva messo in dubbio la tradizione circa I'insegnamento orale di Platone." (p. 233)
(...)
"L'importanza della testimonianza di Alessandro è costituita dal fatto ch'egli ci trasmette un'altra lezione [del testo di Metafisica (A 6.988a.9-11], riportata da alcuni manoscritti e a noi non altrimenti nota, il che ha rappresentato un motivo di interesse per non pochi studiosi che hanno appuntato la loro attenzione su questo passo del commento di Alessandro. Ripercorrere oggi le tappe salienti che hanno segnato la storia dell'interpretazione di questo passo, riassumendo le differenti posizioni assunte al riguardo dagli studiosi, potrebbe anche apparire inutile dopo il dotto (27) articolo del Moraux che ha proposto una interpretazione innovativa della γράφή riferitaci da Alessandro. Pur rinviando all'articolo di Moraux, che, senza dubbio, rappresenta un superamento dell'interpretazione tradizionale, riteniamo utile riassumere, sia pur schematicamente, in stretta relazione con le precedenti interpretazioni, i risultati cui lo studioso berlinese era giunto." (p. 238)
(1) H. Kramer, Platone e i fondamenti della metaJisica, tr. ti., Milano 1982, 472pp.
(27) [P. Moraux, Eine Korrektur des Mittelplatonikers Eudoros zum Text der Metaphysik des Aristoteles, in Beiträge zu Alten Geschichte und deren Nachleben, Festschrift fúr F. Altheim, Berlin 1969, 492-504.
Berti, Enrico. 2000. "Il movimento del cielo in Alessandro di Afrodisia." In La filosofia in età imperiale. Le scuole e le tradizioni filosofiche, Atti del Colloquio, Roma, 17-19 giugno 1999, edited by Brancacci, Aldo, 225-243. Napoli: Bibliopolis.
Blundo, Livia. 2023. "Il Commento al primo libro della Metafisica di Alessandro di Afrodisia come fonte del trattato II 4 [12] delle Enneadi." Synthesis no. 3:131-160.
Abstract: "In chapter XIV of the Life of Plotinus, Porphyry tells us that Plotinus made use of Alexander of Aphrodisias' commentaries for his lectures. The scholarly debate focused on Alexander’s influence on Plotinus’ doctrine of intelligible matter as is exposed in Ennead II 4, with particular regard to Aristotle’s conception of nous in the De Anima. The main purpose of this paper is to further analyse the usefulness of Alexander’s Commentary on the first book of Metaphysics for understanding Ennead II 4. For if it is appropriate to read Plotinus’ doctrine of intelligible matter in light of the first book of Aristotle's Metaphysics, Alexander's mediation allows us to view additional elements that remain implicit in the Aristotelian text. In particular, Alexander's Commentary will prove to be useful in understanding three points. Firstly, the implicit doxographical references in the introductory chapter of Plotinus’ treaty. Secondly, the Plotinian genesis of an interpretation of Plato that clearly distinguishes between two sorts of matter: one sensible, substratum of bodies; the other intelligible, substratum of ideas. Finally, the different type of composition of form and matter in the sensible and the intelligible, illustrated by Plotinus in the third chapter of the treaty."
Bonelli, Maddalena. 2001. Alessandro di Afrodisia e la metafisica come scienza dimostrativa. Napoli: Bibliopolis.
"Quali sono i contributi filosofici che si trovano nel commentario al libro Gamma della Metafisica? E perché concentrarsi su questi? E perché, in generale, analizzare il commentario di Alessandro alla Metafisica? Inizierò col rispondere alla terza questione. La Metafisica di Aristotele si occupa di un argomento a mio parere fondamentale, quale è quello dello statuto e dell'oggetto della filosofia; e nel presentare uno studio su Alessandro, mi allineo con tutti coloro che riconoscono nella versione della filosofia peripatetica espressa nel suo commentario alla Metafisica un proprio interesse e importanza, non solo come veicolo di trasmissione della filosofia aristotelica, ma anche e soprattutto perché, tramite il genere del commentario, Alessandro praticò la filosofia, e vi contribuì.
Ora, sono essenzialmente due le ragioni che mi hanno portato a concentrarmi sul commentario al libro Gamma. La prima è che Alessandro ritenne i libri precedenti della Metafisica come introduttivi, mentre considerò il libro Gamma come l'esposizione della teoria aristotelica circa l'oggetto e lo statuto della filosofia. D'altra parte, il libro Delta è sui generis, poiché non è un vero e proprio trattato di filosofia, e dei libri successivi non possediamo il commentario autentico: mi è parso quindi giustificato considerare il commentario a Gamma, data la sua centralità riconosciuta appunto dallo stesso Alessandro. La seconda ragione mi permette di rispondere anche alla prima domanda: mi è sembrato importante concentrarmi principalmente sul commentario a Gamma (e soprattutto sulla prima parte di esso, cioè quella che precede le prove di confutazione degli avversari del principio di non-contraddizione) perché è proprio qui che Alessandro assume una posizione originale, fino ad oggi a mia conoscenza rimasta inesplorata, circa lo statuto della scienza filosofica." (pp. 14-15)
———. 2001. "Alessandro di Afrodisia e la metafisica scientifica." Documenti e Studi sulla Tradizione Filosofica Medievale no. 12:61-83.
"In questo articolo presenterò la concezione della metafisica come scienza dell’ente in quanto ente, quale emerge in Alessandro di Afrodisia, celebre e ortodosso commentatore di Aristotele del II-III secolo d. C. Ciò significa che discuterò principalmente la prima parte del suo commento al libro Γ della Metafisica di Aristotele, perché in essa mi è sembrato di individuare dei contributi originali, fino ad oggi rimasti in ombra, circa la natura della metafisica. Alessandro fu un commentatore fedele, e il suo intento fu soprattutto esplicativo nei confronti dell'opera del suo maestro. Tuttavia, ciò che qui mi propongo è di dare un piccolo saggio di ciò che oggi è una verità che si sta imponendo: e cioè che il commento di Alessandro non è fondamentale solo come veicolo di trasmissione della filosofia aristotelica, ma anche e soprattutto come modo di praticare la filosofia e di contribuirvi." (p. 61)
(...)
"Conclusioni
Il filo conduttore del presente lavoro è stato quello di presentare e discutere la concezione di Alessandro della filosofia. In tal senso, ho cercato di mostrare che egli la concepì come scienza che definisce il proprio oggetto e dimostra l’appartenenza ad esso di alcune proprietà essenziali. Constatata la naturalezza con cui Alessandro attribuisce alla filosofia la dimensione dimostrativa, mi sembra che sorga spontanea una domanda : è possibile trovare dei predecessori di questa teoria? Ma a questa domanda risulta particolarmente difficile rispondere : nel periodo che intercorre tra Aristotele ed Alessandro, infatti, la riflessione sulla natura della filosofia è, per quel che ne sappiamo, pressoché inesistente. Solo in Aspasio (commentatore di poco precedente Alessandro) è forse possibile trovare una traccia di questa riflessione. Egli fu certamente autore di un commento alla Metafisica di Aristotele(96); e nel suo commento all'Etica Nicomachea è possibile trovare qualche affermazione circa lo statuto scientifico e anche dimostrativo della filosofia(97).
Riguardo invece alla fortuna che questa concezione ha avuto in seguito, mi pare di poter affermare che l’idea della filosofia come scienza dimostrativa non sarà rivendicata solo da Alessandro: la si ritroverà, quantomeno come idea ben conosciuta, in tutta la storia della filosofia successiva." (pp. 82-83)
(96) Vedi J. Barnes, An Introduction to Aspasius, in Aspasius: thè Earliest Extant Commentary on Aristotle's Ethics, edd. A. Alberti - R. W. Sharples, De Gruyter, Berlin 1999, pp. 11-12.
(97) G. Heylbut (ed.), Aspasii in Ethica Nicomachea quae supersunt commentaria, CAG, voi. IX, Typis Reimeri, Berolini 1889, p. 37, 13 e 20-22.
———. 2015. "Alessandro di Afrodisia esegeta di Aristotele: una buona esegesi?" In Studi su Aristotele e l’Aristotelismo, edited by Cattanei, Elisabetta, Fronterotta, Francesco and Maso, Stefano, 93-107. Roma: Edizioni di Storia e Letteratura.
"Allo stato attuale, la divisione tra opere personali e commenti pare oggi superata. Come che sia, qui verrà considerato solo il commento di Alessandro alla Metafisica, testo che, a mio parere, riveste un interesse
particolare per più ragioni. Innanzitutto perché è un lavoro ancora poco conosciuto, malgrado sia stata da qualche anno pubblicata la traduzione italiana, con testo greco a fronte, del commento integrale alla Metafisica tramandatoci sotto il nome di Alessandro, inclusa la parte inautentica(5). In secondo luogo, perché il commento di Alessandro rappresenta il primo vero tentativo compiuto nell’antichità di comprendere ‘la metafisica’ aristotelica, intesa non solo come opera, ma anche e soprattutto come disciplina(6). Infine perché Alessandro, con il suo metodo tendente a rendere chiara e sistematica tale disciplina, presenta a volte dei tentativi teoretici estremamente originali e articolati, che non esiterei a mettere sullo stesso piano (pur con le debite differenze di stile e di epoca) di quelli condotti dai commentatori aristotelici contemporanei." (pp. 93-94, una nota omessa)
(5) Alessandro di Afrodisia, Commentario alla Metafisica di Aristotele, a cura di G. Movia, Milano, Bompiani, 2007. Sul commentario inautentico, e sulla sua attribuzione a Michele di Efeso, vedi K. Praechter, recensione a Commentaria in Aristotelem Graeca XXII 2, «Göttingische gelehrte Anzeingen», 11 (1906), pp. 882-899, e, più di recente, C. Luna, Trois études sur la tradition des commentaires anciens à la Métaphysique d’Aristote, Leiden, Brill, 2001, specialmente pp. 59-65; 197-212.
(6) Vedi ad esempio Alessandro di Afrodisia, in Metaph. (ed. Hayduck) 237.3-4 (Προθέμενος ἐν τῇ Μετὰ τὰ Φυσικὰ πραγματείᾳ, ἣν καὶ σοφίαν καὶ πρώτην φιλοσοφίαν, ἔστι δὲ ὅτε καὶ θεολογικὴν ἔθος αὐτῷ καλεῖν…)[*], in cui la formula ta meta ta physika non può essere intesa come il titolo del libro di Aristotele, ma come il termine di riferimento della disciplina.
[*] Essendosi proposto nella trattazione della metafisica, che Aristotele suole chiamare sapienza e filosofia prima e, talvolta, anche teologia, p. 567 della traduzione italiana,
———, ed. 2015. Aristotele e Alessandro di Afrodisia (Questioni Etiche e Mantissa). Metodo e oggetto dell’etica peripatetica. Napoli: Bibliopolis.
Indice: Introduzione: Alessandro di Afrodisia e la rilettura dell’etica aristotelica 11; Laura Castelli: Alexander of Aphrodisias: methodological issues and argumentative strategies between the Ethical Problems and the Commentary of Topics 19; Paolo Accattino: Una difesa aristotelica del giusto per natura: Alessandro di Afrodisia, Mantissa 19 43; Carlo Natali: La scuola di Alessandro su piacere e sofferenza (Quaest. Eth. 5/4, 6, 7, 16) 59; Jonathan Barnes: «That the virtues reciprocate»: Alexander, Ethical Problems 22 87; Jean-Baptsite Gourinat: La prudence et les vertus éthiques: le débat aristotélico-platonicien 115; Cristina Viano: Alexandre et la mixis des vertus 143; Bibliografia 171; Indice delle fonti 181; Indice dei nomi antichi 187; Indice dei nomi moderni 189.
D'Ancona, Cristina, and Serra, Giuseppe, eds. 2002. Aristotele e Alessandro di Afrodisia nella tradizione araba. Padova: Il Poligrafo.
Atti del colloquio La ricezione araba ed ebraica della filosofia e della scienza greche Padova, 14-15 maggio 1999.
Indice: Presentazione 7; Abbreviazioni 17; Gerhard Endress: Alexander Arabus on the First Cause. Aristotle's First Mover in an Arabic Treatise attributed to Alexander of Aphrodisias 19; Cecilia Martini: La tradizione araba della Metafisica di Aristotele. Libri α - Α 75; Carmela Baffioni: Una citazione di De Interpretatione, 9 in Abu Ma'sar? 113; Emma Gannagé: Matière et éléments dans le commentaire d'Alexandre d'Aphrodise In De Generatione et corruptione 133; Silvia Fazzo: Alessandro di Afrodisia sulle 'contrarietà tangibili' (De Gen. corr. 11 2): fonti greche e arabe a confronto 151; Marc Geoffroy: La tradition arabe du Περί νου d'Alexandre d'Aphrodise et les orzgines de la théorie farabienne des quatre degrés de l'intellect 191; Paola Carusi: Filosofia greca e letteratura nel Mā' al-waraqī di Ibn Umail al-Tamīmī (X secolo) 233; Marwan Rashed: La classifications des lignes simples selon Proclus et sa transmission au monde islamique 257; Heidrun Eichner: Ibn Rusd's Middle Commentary and Alexander's Commentary in their relationship to the Arab commentary tradition on the De Generatione et corruptione 281; Mauro Zonta: Le traduzioni di Zerahyah Gracian e la versione ebraica del De Generatione et corruptione 299; Giuseppe Serra: Note in margine a M. Zonta, Le traduzioni di Zerahyah Gracian e la versione ebraica del De Generatione et corruptione 319; Indice dei manoscritti 325; Indice degli autori antichi 327; Indice degli autori moderni 331-334.
Del Forno, Davide. 2019. "Alessandro di Afrodisia e Proclo sulla dialettica." Elenchos no. 40:165-197.
Abstract: "In this paper I compare Alexander of Aphrodisias’ and Proclus’ conceptions of dialectic by discussing a passage from Alexander’s commentary on Aristotle’s Topics and texts from Proclus’ Platonic Theology and commentary on Plato’s Parmenides. I show how Alexander takes up Aristotle’s view of dialectic as an argumentative technique that has no specific object but can be put in the service of philosophy e. g. to establish first principles. In a key passage, Alexander quotes some lines from the Parmenides to emphasize that this was also Plato’s view on dialectic. By contrast, Proclus uses the Parmenides as acrucial source for his conception of dialectic as the crowning glory of philosophy, and fiercely criticizes such interpretations of the Parmenides as that of Alexander, which reduce it to the illustration of a logical method. I argue that the difference in their conceptions of dialectic lies in Alexander’s positive and Proclus’ negative view on doxa and on its role in knowledge."
Donini, Pierluigi. 1968. "Il De Anima di Alessandro di Afrodisia e Michele Efesio." Rivista di Filologia e di istruzione classica no. 96:316-323.
———. 1969. "Note al Περί ειμαρμένης di Alessandro di Afrodisia." Rivista di Filologia e di istruzione classica no. 97:298-313.
———. 1971. "L'anima e gli elementi nel De anima di Alessandro di Afrodisia." Atti della Accademia delle Scienze di Torino. 2, Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche no. 105:61-107.
———. 1974. Tre studi sull'aristotelismo nel II secolo d. C. Torino: Paravia.
1) Alessandro di Afrodisia e il platonismo tra il II e il III secolo; 2) il platonismo medio e l'interpretazione dell'etica aristotelica; 3) Psicologia ed etica in Galeno e in Alessandro di Afrodisia: il problema de determinismo.
———. 1977. "Stoici e Megarici nel De fato di Alessandro di Afrodisia?" In Scuole socratiche minori e filosofia ellenistica, edited by Giannantoni, Gabriele, 173-194. Bologna: Il Mulino.
"Al trattato di Alessandro gli studiosi moderni hanno costantemente rivolto l'accusa di professare, nella sua parte costruttiva, una dottrina non genuinamente aristotelica, ma influenzata dallo Stoicismo, e di non riuscire nelle pagine polemiche ad argomentare in modo sempre pertinente contro gli Stoici : tutto questo, benché non una sola volta Alessandro nomini esplicitamente gli Stoici, o un qualsiasi stoico, nemmeno come bersaglio della sua polemica. È forse tempo, allora, di suggerire che la parte dello Stoicismo possa essere, nel de fato, minore di quella che comunemente si assume, soprattutto nella funzione di ispiratore di Alessandro, ma anche in quella di suo obiettivo polemico. Ed è poi importante domandarsi chi siano gli avversari di Alessandro, là dove sia dimostrato che non sono gli Stoici ." (p. 173)
———. 1982. Le scuole, l’anima, l’impero. La filosofia antica da Antioco a Plotino. Torino: Rosenberg & Sellier.
Parte seconda, Capitolo 5: L'aristotelismo; 1. Fino ad Alessandro 211; 2. Alessandro di Afrodisia 220-248.
———. 1985. "Aristotelismo e indeterminismo in Alessandro di Afrodisia." In Aristoteles. Werk und Wirkung, Paul Moraux gewidmet, II: Kommentierung, Überlieferung, Nachleben, edited by Wiesner, Jürgen, 72-89. Berlin: Walter de Gruyter.
"Nel trattato De anima del grande commentatore aristotelico Alessandro di Afrodisia si incontra un capitolo sulla facoltä appetitiva e motrice dell'anima che non ha ancora ottenuto particolare attenzione dagli studiosi. Poiché nella ripresa degli studi alessandristi a cui abbiamo assistito negli ultimi anni il problema del determinismo e stato sì quello più ampiamente trattato, ma quasi unicamente a proposito dell'altra maggiore opera di Alessandro, il trattato De fato, è opportuno far notare che anche il capitolo del De anima ha forse qualche collegamento con la discussione sul determinismo; se questo collegamento esiste, alcune considerazioni di qualche rilievo possono poi essere avanzate, sia a proposito della filosofia di Aristotele che del pensiero di Alessandro." (p. 72, una nota omessa)
———. 1987. "Il De fato di Alessandro di Afrodisia: question! di coerenza." In Aufstieg und Niedergang der römischen Welt. Teil II: Principat. Band 36.2: Philosophie, Platonismus [Forts.], Aristotelismus), edited by Haase, Wolfgang and Temporini, Hildegard, 1244-1259. Berlin: Walter de Gruyter.
"Lo scopo del trattato
Nessuno dei problemi maggiori di coerenza filosófica posti dal 'De fato' - i problemi che ho creduto di dover iIlustrare nelle pagine precedenti — ha direttamente a che fare con lo Stoicismo o con la discussione di tesi stoiche. Tutti nascono invece dal confronto fra Alessandro e la filosofía di Aristotele. Se si tiene contó del notevole sforzo (fino a un certo punto, come si è visto, anche felicemente riuscito) di reinterpretare le dottrine aristoteliche al fine di trovare loro una sistemazione coerente all'interno della discussione sul determinismo, meno che mai dovrebbe risultare adeguata alla situazione l'opinione comune che vede nel 'De fato' sostanzialmente uno scritto di polémica contro lo Stoicismo e negli stoici gli avversari che costantemente Alessandro avrebbe presentí. Ovviamente, so bene ehe sarebbe follia negare che lo Stoicismo abbia larghissima parte nello scritto e nella polémica di Alessandro; ma, accanto alla polémica contro lo Stoicismo, dovrebbe essere evidente un'altra preoccupazione preminente di Alessandro: quella, appunto, di riuscire a dar conto in modo coerente dell'aristotelismo come di una filosofía indeterministica. Più della ripetizione degli argomenti usuali, credo che valgano le considerazioni sopra svolte a confortare
l'idea che lo scritto di Alessandro è una riflessione complessiva e genérale sul problema del determinismo, in cui, come era lógico che accadesse, gli Stoici ottengono certo gran parte (non la totalità) dell'attenzione polémica dell'autore, ma in cui la polémica non è comunque tutto: almeno altrettanto importante era per Alessandro venire a capo di quelli che a lui parevano (quasi sempre a ragione) gli aspetti problematici della filosofía di Aristotele nel confronto con la grossa e ormai inevitabile questione." (pp. 1258-1259, una nota omessa)
———. 1994. "Testi e commenti, manuali e insegnamento: la forma sistematica e i metodi della filosofia in etä postellenistica." In Aufstieg und Niedergang der römischen Welt. Teil II: Principat. Band 36.7: Philosophie (Systematische Thene; Indirekte Überlieferungen, AllgemeinesM Nachtrage), edited by Haase, Wolfgang, 5027-5100. Berlin: Walter de Gruyter.
"Che per Alessandro la fisica occupi un rango inferiore alia metafisica non è cosa di cui si possa seriamente dubitare; non è altrettanto chiaro, invece, che la metafisica si identifichi per lui totalmente o direttamente con la teologia. In ogni modo, la teologia rimane al vertice della gerarchia o come scienza suprema, o come parte speciale della scienza suprema. Anche in questo caso nel testo aristotelico ci sono le basi minime per arrivare a una conclusione di tal genere: e evidente che Alessandro si fonda sul passo di 'Metafisica' E 1, 1026 a 18-23 dilatandone Pimportanza e generalizzandone I'applicazione." (p. 5044, due note omesse)
———. 1995. "Alessandro e i metodi dell’esegesi filosofica." In Esegesi, parafrasi e compilazione in età tardoantica. Atti del 3º Congresso dell'Associazione di studi tardoantichi, edited by Moreschini, Claudio. Napoli: D'Auria.
Ristampato in P. Donini, Commentary and Tradition: Aristotelianism, Platonism, and Post-Hellenistic Philosophy, Berlin: Walte de Gruyter 2011, pp. 87-106.
Abstract: "The distinction between implicit assumptions and actual methods enables to see how Alexander developed his systematic interpretation of Aristotle. He approaches the Aristotelian texts with the firm conviction that they represent a unified and consistent system. Wherever contradictions seem to dwell, it will be up to the commentator to restore consistency, by interpreting an author out of himself. Examples of this procedure are drawn from the De anima. In some cases, faced with patent inconsistencies in Aristotle’s own writings, Alexander thought he could harmonize the meanings of the terms; on other occasions he suppressed a term of contradiction, or chose to leave them unchanged. Another form of intervention is the tendency to change the punctuation in the text. In so doing he was probably influenced by Aristotle himself; this technique probably already existed in the previous exegetical tradition.
In addition to this, perhaps as an extension of that same method, which allowed changing the syntax of the sentence and hence the possible meaning of the texts under scrutiny, Alexander also changes the word order by importing into the sentence some terms and even whole passages, albeit rarely. In light of these methods of interpretation one may seek to explain even those extreme cases where the philosophical reading set forth by Alexander seems to veer so strongly away from Aristotle’s thought as to be otherwise inexplicable. The two most glaring examples of such a situation will be examined: the theory on the origin of the soul as stemming from a blend of bodily elements at the beginning of De anima and, especially, the famous theory laid out at the end of that same treatise whereby the agent intellect is identified with the heavenly Unmoved Mover of the Metaphysics. One can therefore reasonably presume that, without in any way altering the reading of Chapter III 5 of Aristotle’s De anima, Alexander merely construed it with a different word order and a different syntax of the sentence, thus easily yielding a Greek text that shored up his own understanding and solved a number of manifest philosophical difficulties raised by the words of Aristotle."
———. 1996. "Doti naturali, abitudini e carattere nel De fato di Alessandro di Afrodisia." In Polyhistor: Studies in the history and historiography of ancient philosophy presented to J. Mansfeld, edited by Algra, Keimoe A., van der Horst, Pieter W. and Runia, David T., 284-299. Leiden: Brill.
"Di Alessandro di Afrodisia lo studioso a cui e dedicato questo volume ebbe occasione di occuparsi più di una volta; tuttavia lo scritto De Fato è fra le opere del commentatore fino a oggi l'unica cui Jaap Mansfeld abbia dedicato un intero saggio. Non ripeterò qui quale importanza abbia quel lavoro in vista dell'interpretazione complessiva dello scritto; prenderò invece in considerazione un piccolo suggerimento, a mio giudizio estremamente fecondo, che Mansfeld diede in quelle pagine.[*]
(...)
"Occorre in primo luogo ricordare i termini del problema, che concerne la possibilita di riconoscere ad Alessandro e al suo trattato una sostanziale coerenza di pensiero fra le due parti in cui lo scritto si articola (cioe i capitoli 1-62 contenenti la dottrina del fato che Alessandro considera aristotelica e la parte rimanente con la sua lunga polemica contro il determinismo)." (p. 284)
(...)
"Siamo forse ora in grado di capire il ragionamento di Alessandro benche esso rimanga largamente implicito e possiamo finalmente rendere conto in modo coerente tanto delle affermazioni del cap. 6, quanto di quelle dei capitoli 27-29. E' verissimo, infatti, che in questa serie di capitoli, apparentemente contraddicendo il 6, si riconduce la formazione del carattere all'educazione, all'esercizio, alle abitudini e non più alla natura; rna si doveva aggiungere ( cosa che finora nessuno ha fatto) che in quei capitoli Alessandro intende parlare soprattutto e, anzi, quasi esclusivamente della formazione dei caratteri virtuosi, cioe del modo in cui si diventa φρόνιμοι: solo pochissimi e brevissimi sono gli accenni alia formazione dei caratteri viziosi (e di questi ci occuperemo in un secondo tempo). Se dunque il cap. 6--quando sia stato debitamente interpretato l'esempio di Socrate-concorda con 27-29 quanto all'ammissione che una personalità virtuosa, formata come tale dalle abitudini contratte con l'esercizio e l'educazione, e realmente un'occorrenza molto rara e rappresenta un'eccezione alla regola che dice che Ia maggioranza degli uomini e inferiore alla misura della virtu, tutto il discorso di Alessandro puo assumere una sua coerenza anche se lascia
implicite troppe cose e sorvola inoltre su difficolta tutt'altro che marginali. II significato complessivo potrebbe essere questo." (p. 290)
[*] J. Mansfeled, 'Diaphonia : the Argument of Alexander De Fato Chs.1-2', Phronesis 33 (1988) 181-207.
———. 1996. "Θεια δυμανις in Alessandro di Afrodisia." In Dunamis nel neoplatonismo. Atti del II Colloquio Internazionale del “Centro di Ricerca sul Neoplatonismo”, svoltosi a Catania nel mese di Ottobre del 1994, edited by Romano, Francesco and Cardullo, R. Loredana, 11-30. Catania: CUECM.
Ristampato in P. Donini, Commentary and Tradition: Aristotelianism, Platonism, and Post-Hellenistic Philosophy, Berlin: Walte de Gruyter 2011, pp. 125-138.
Abstract: "The discussion on “divine power” developed by Alexander in one of his Quaestiones (II 3) should be connected with the debate that opposed Peripatetics, Platonists, and Stoics. The focus of the discussion is divine providence, which the other two schools had accused Aristotle of ignoring. Alexander’s Quaestio can be easily interpreted as a response to charges identical or very similar to those leveled against Aristotle by the Middle Platonist philosopher Atticus. Alexander provides two solutions that confer both upon the divine power derived from celestial bodies the ability to exert a providential influence on earthly matters, and especially on the origin of psychicality; their difference resides merely in the role played by Θεια δυμανις in the formation of elementary bodies. Under the first explanation, the nature of elementary bodies is already fully shaped and defined before being affected by the dynamis, which is cast upon them as a secondary nature only; whereas in the second solution the divine power firstly bestows upon the four elementary bodies their specific and different forms. But nothing in the text indicates that Alexander liked this second solution better; this one was probably devised ad hoc as a particularly effective riposte to Platonists, for it expands the influence of divine providence over the earthly world to a greater extent. As for the primary origin of psychicality and the latter’s differentiation in living bodies Alexander’s two explanations adopt the same argument: it makes no difference if divine power is cast upon simple bodies (elements) as a secondary nature or is responsible for the diversification of the actual forms of these bodies. Through its inclusion in the constitution of compounds (albeit in varying degrees) it establishes the different scale or level of psychicality in the compound. Since not all compounds are animated, Alexander comes to distinguish the organic from the inorganic, simply by assuming that compounds become animated only when the composition of their elements undergoes mixing processes and qualitative alterations (alloiosis). Should these processes fail to occur, we would only be left with inanimate bodies resulting from the mere juxtaposition of elementary bodies. A theory of this kind would overthrow the whole framework of Aristotle’s physical chemistry, but since it does not reappear in any of Alexander’s other texts, it should most likely be construed as another ad hoc argument devised both as a response to Platonists, and as an explanation for a phenomenon (the differentiation between organic and inorganic) upon which Alexander elsewhere maintains a conspicuous, perhaps embarrassed, silence. Furthermore, his discourse fails to clarify whether he regards Θεια δυμανις itself as a psychical force and how it should be set apart from the natural impulse of movement featured in elementary bodies."
———. 2003. "Unità e oggetto della metafisica secondo Alessandro di Afrodisia." In Alessandro di Afrodisia e la «Metafisica» di Aristotele, edited by Movia, Giancarlo, 15-51. Milano: Vita e Pensiero.
"Gli studi sul commentario di Alessandro alla Metafisica di Aristotele non sono molti e, quanto meno a proposito della questione dell’oggetto della scienza filosofica che noi chiamiamo appunto metafisica - e che anche Alessandro qua e là denominava già in questo modo(1) -, non sono molto convincenti. Si può con una certa sicurezza considerare superata e ormai improponibile la tesi di Philip Merlati(2), che identificava l’essere “in quanto essere” direttamente con la sostanza prima, intelligibile e divina e perciò considerava la teologia come il tema unico e proprio della metafisica aristotelica anche nell’interpretazione di Alessandro: la confutazione che di questa tesi fece qualche tempo fa C. Genequand(3) appare, infatti, adeguata." (p. 15)
(...)
"Come la proposta più costruttiva rimane allora quella del lavoro di Genequand ora ricordato, che attribuirebbe ad Alessandro un primo abbozzo della distinzione tipica della tarda scolastica tra una metaphysica generalis (la scienza generale dell’essere) e una metaphysica specialis (cioè la scienza specifica della sostanza divina, la teologia). Tuttavia anche questa interpretazione(5) non risulta a mio giudizio soddisfacente; essa coglie forse un aspetto della concezione di Alessandro, ma un aspetto soltanto secondario; l'idea fondamentale di Alessandro era un’altra ed è mio proposito descriverla in queste pagine. Intendo inoltre mostrare che la tesi di una distinzione di due livelli nella scienza che noi chiamiamo metafisica (distinzione peraltro solo episodicamente presente nelle pagine del commento) potrebbe essere compatibile con un’interpretazione strettamente unitaria dell’oggetto della metafisica aristotelica, che è invece e comunque la convinzione personale di Alessandro esposta nella grandissima parte della sua opera(6)." (p. 16)
(1) É una buona osservazione della tesi di dottorato di M. Bonelli, La filosofia come scienza dimostrativa: il commentario di Alessandro di Afrodisia al libro Gamma della Metafisica di Aristotele, Université de Genève, Faculté des Lettres 1999, pp. 33-34, che almeno in alcuni passi del commentario (p. es. a p. 237,3-7 H [Hayduck].) l’espressione ta meta ta physika non possa essere intesa come il titolo del libro di Aristotele, ma debba essere interpretata come il nome della disciplina(...)
(2) Metaphysik: Name und Gegenstand, «Journal ofHellenic Studies», 77 (1957), 87-92.
(3) L’objet de la Métaphysique selon Alexandre d’Aphrodisias, «Museum Helveticum», 36 (1979), 48-57.
(5) Che è stata in parte ripresa, anche se in un quadro complessivamente molto più ricco, più articolato e in definitiva piuttosto differente da quello di Genequand, da M. Bonelli, pp. 8, 56, 235 e 250 del lavoro citato sopra (in n. 1).(...)
(6) In questo lavoro non mi preoccuperò né di interpretare il testo aristotelico e nemmeno principalmente di decidere se la spiegazione che ne dà Alessandro sia quella corretta; mi interesserò essenzialmente della presentazione che egli fa dell’oggetto che ritiene trattato da Aristotele nelle pagine della Metafìsica e cercherò di stabilire se e quanto essa sia in sé coerente. La mia opinione in merito al testo aristotelico è esposta nel lavoro Introduzione alla Metafisica di Aristotele, Roma 1995.
Donini, Pierluigi, and Accattino, Paolo. 1994. "Alessandro di Afrodisia, De an. 90, 23 sqq., a proposito del οῦς ϑύραϑεν." Hermes no. 122:373-375.
Ristampato in P. Donini, Commentary and Tradition: Aristotelianism, Platonism, and Post-Hellenistic Philosophy, Berlin: Walte de Gruyter 2011, pp. 169-171.
Abstract; "This essays argues against the deletion of lines 90, 24-25 of Alexander’s De anima, suggested by Ivo Bruns. Two minimal changes are suggested that enable to restore the original text and convey an important point: Alexander emphasizes that none of man’s intellectual faculties are immortal, not even the thought that man may momentarily have regarding eternal and divine objects."
Fazzo, Silvia. 1988. "Alessandro d'Afrodisia e Tolomeo: aristotelismo e astrologia fra il II e il III secolo d. C." Rivista di storia della filosofia no. 43:627-649.
Summary: "The works of Alexander of Aphrodisias were written a few decades after the publication of the most successful astrology handbook in antiquity, Ptolemy's Tetrabiblos Syntaxis, which attempts to naturalize astrology, i.e. to make it agree with Aristotelian theory ofscience.
A comparison of the doctrines between the Tetrabiblos and some assages of Alexander's works on fate demostrates a noteworthy convergence of the two scholars, and probably a dependence of the last great greek Aristotle's exegete on the theories of Ptolemaic astrology, at least in reference to three points: theory of fate; justification of devining as a technical and natural conjecture about man's fate; analysis of the stars' influence on the sublunary world in physical and philosophical terms."
———. 1999. "Frammenti da Alessandro di Afrodisia In De generatione et corruptione nel Kitab al-Tasrif: problemi di riconoscimento e di ricostruzione." Documenti e Studi sulla Tradizione Filosofica Medievale no. 10:195-203.
"Prima che se ne perdesse l'originale greco, il commento di Alessandro di Afrodisia al De generatione et corruptione di Aristotele era stato tradotto, forse per un intermediario siriaco, in lingua araba. Il Kitàb al-Fihrist di al-Nadim ne attribuisce una versione completa ad Abu Bisr Matta ibn Yunus(2)
Di fatto, il commento di Alessandro si trova citato ripetutamente da fonti arabe, ed è utilizzato largamente da Averroè nel suo proprio commento medio al De generatione. Allo stato attuale delle ricerche, anche la traduzione è perduta.
Le tracce più consistenti finora conosciute, limitatamente alla sezione di testo che corrisponde a parte degli attuali capitoli II.2-5, sono state segnalate da Paul Kraus nel Kitàb al-Tasrif, un'opera del corpus alchemico attribuita a Gàbir ibn I;Iayyàn, e precisamente nel ms. Paris. ar. 5099, ff. 129b-138b, che conserva il Kitàb al-Ta$rif ai ff. 128b-14 7b(3)."
(2) Kitab al-fihrist li-1-Nadlm, ed. Rida' Taguddud, Teheran s. d., p. 311.
(3) P. Kraus, Jabir ibn Hayyan, Contribution à l'histoire des idées scientifiques dans l'Islam, vol. II, Jabir et la science grecque, Le Caire 1942, rist. Les Belles Lettres, Paris 1986, (...)
———. 2000. "La versione araba del περι προνοιασ di Alessandro di Afrodisia e i frammenti greci nel trattato contra iulianum di Cirillo Alessandrino." Aevum. Rassegna di Scienze Storiche, Linguistiche e Filologiche no. 74:399-419.
Sommario: "Perduto nell'originate greco, il trattato Sulla provvidenza di Alessandro di Afrodisia è conservato nella versione araba di Abu Bisr Matta ibn Yunus e in alcuni frammenti contenuti nel Contra Iulianum di Cirillo di Alessandria. Un confronto fra la versione e i frammenti conferma l'autenticità e la letteralità sia della versione che della maggior parte dei frammenti; induce inoltre a rilevare nell'opera di Cirillo un uso prevalentemente indiretto e "di repertorio" della letteratura greca non cristiana."
"Conclusioni
Riassumo i risultati di questa ricerca. L' autenticità dei frammenti del trattato περι προνοιασ di Alessandro di Afrodisia conservato da Cirillo e quella della versione araba del trattato tradotta da Abil Bisr Matta ibn Yilnus si confermano vicendevolmente in virtù della corrispondenza letterale di quasi tutti quei frammenti che Cirillo espressamente ascriveva al trattato, ad eccezione di uno solo.
Per quest'ultimo e inoltre per altri di Alessandro citati da Cirillo ma non ascritti precisamente a quell' opera, lo stile e la dottrina confermano come altamente probabile che Alessandro fosse l' autore, ma la provenienza resta ignota.
Il modo in cui i frammenti vengono citati puo suscitare qualche perplessità, soprattutto perche talora il senso generale ne viene distorto rispetto alle intenzioni originali dell'autore. Non c'e pero motivo di pensare a un deliberato travisamento da parte di Cirillo: il raffronto infatti fra queste citazioni e le altre citazioni di autori pagani nel Contra Iulianum di Cirillo fa pensare che l'autore non usi il testo di Alessandro direttamente, bens+ attinga a fonti indirette (non ultimo opere di altri autori ecclesiastici) forse per il tramite di un lavoro di schedatura che avrebbe ulteriormente offuscato le indicazioni di provenienza e aggravato il distacco fra i singoli frammenti e il contesto originale di produzione."
———. 2002. "Alessandro di Afrodisia sulle 'contrarietà tangibili' ( De Gen. corr. II 2): fonti greche e arabe a confronto." In Aristotele e Alessandro di Afrodisia nella tradizione araba, edited by D'Ancona, Cristina and Serra, Giuseppe, 151-189. Padova: Il Poligrasfo.
"Una ricostruzione per loci paralleli
La storia della tradizione aristotelica è anche storia piu o meno sommersa della fortuna dei commenti di Alessandro di Afrodisia alle opere di Aristotele. Prendiamo il caso della tradizione interpretativa del De Generatione et corruptione. Il commento originale di Alessandro, si sa, ora come ora è perduto. Restano come pilastri delle tradizioni esegetiche rispettivamente greca e araba, il commento di Filopono e il Commento Medio di Averroè (l' esegeta di Cordova non scrisse infatti alcun Commento Grande su questa opera di Aristotele, ma solo il Commento Medio e un'Epitome).
Ora, la natura e la frequenza dei riferimenti al magistero esegetico di Alessandro dei quali questi due commenti si trovano costellati sono tali, da suggerire che il commento di Alessandro - che i due autori utilizzarono indipendentemente - abbia costituito nella stesura di entrambi un termine costante di riferimento. Un modo relativamente agevole per verificare questa ipotesi consiste nel mettere in parallelo i due commenti, onde verificare se e in che misura esistano fra di essi punti di convergenza significativi, anche al di là e a prescindere dalle esplicite menzioni del nome di Alessandro. Questo corrisponde in parte a ciò di cui si intende qui dare specimen. C'è poi, oltre a questi, un testimone di più,[*] del tutto indipendente dai precedenti, che presenta prerogative in qualche modo eccezionali. Non copre l'intero trattato, ma soltanto, lacunosamente, alcune parti dei capitoli II 2-5; le quali diventano, con ciò stesso, punto di osservazione del tutto privilegiato.
Nelle pagine che seguono sceglieremo in particolare il capitolo II 2, la cui rilevanza sarà fra breve elucidata con particolare riferimento al suo ruolo fondativo per la dottrina aristotelica delle 'contrarietà tangibili'." (pp. 151-152, note omesse)
[*] Giabir (o Jabir) ibn Aflah al-Ishbīlī ( Siviglia, fine XI secolo – Siviglia, 1150) ms. Paris. ar., Bibl. Nat. 5099.
———. 2002. Aporia e sistema. La materia, la forma, il divino nelle Quaestiones di Alessandro di Afrodisia. Pisa: Edizioni ETS.
"Di qui l’interesse di una ricerca specifica sulla funzione dell’aporia come aspetto caratterizzante e solo apparentemente marginale del magistero e dell’attività esegetica di Alessandro.
Una tale ricerca consente infatti di mettere a fuoco aspetti distintivi di quel determinato aristotelismo che è l’aristotelismo di Alessandro, caratterizzato da tensioni sistematiche molto forti e già pienamente espresse, ma non interamente risolte. È di queste tensioni non risolte che sono infatti documento le aporie.
Nei prossimi paragrafi di questa introduzione (§§ 2 ss.) anticiperò alcuni di questi aspetti distintivi, prefigurando quanto emergerà poi dettagliatamente dall’analisi dei testi nel corso dei quattro capitoli.
Se i quattro capitoli non copriranno tutte le Quaestiones, ma solo alcuni gruppi di testi, questo non sarà dovuto solo a ragioni di spazio e di praticabilità. È una raccolta di esplorazione relativamente recente, che
può apparire molto eterogenea, ed è sfuggita sinora a considerazioni d’insieme che rendessero ragione degli elementi di continuità fra testo e testo.
Eppure i fattori di continuità sono spesso evidenti. In particolare dove l’argomento è affine anche i testi che ne trattano tendono a costituire gruppi relativamente omogenei. È stata pertanto una scelta precisa quella di concentrare l’attenzione su aree problematiche alquanto coerenti, che si prestassero a linee di lettura più specifiche, dunque più efficaci, e che al tempo stesso offrissero un quadro sufficientemente ampio e significativo da poter contribuire alla comprensione dei trattati maggiori di Alessandro e del suo distintivo contributo alla storia dell’interpretazione di Aristotele." (pp. 13-14)
———. 2002. "LAMBDA 7. 1072 B 2-3." Elenchos no. 23:357-375.
———. 2003. "L'aristotelismo come tradizione esegetica." Paradigmi no. 21:367-382.
§ 3. Alessandro di Afrodisia: ìmpersonalità e tradizione 373; § 4. Sulla fortuna di Alessandro e dei commentatori 377-379.
"Partecipe delle tendenze archeologizzanti della cultura dei primi secoli dell'età imperiale, l'artistotelismo. si codifica e configura definitivamente entro l'epoca di Alessandro di Afrodisia come tradizione esegetica, legata al commento 'continuo' dei testi del maestro. Una tale tradizione si stratifica da un commentatore all'altro con fortissimi, ma per lo più impliciti, elementi di persistenza. L'operato individuale esce dall'ombra soprattutto nei casi di aporia o di intendimento controvertibile. Di qui le difficoltà della storiografia tradizionale nel rendere conto dell'apporto dei singoli commentatori; e per converso l'interesse delle più recenti prospettive di ricerca." (p. 367)
"La centralità di Alessandro si deve sia alla statura del personaggio in sé sia al ruolo cruciale che la sua opera viene di fatto a rivestire nella tradizione esegetica ai testi di Aristotele. Alessandro è il primo esegeta aristotelico del quale si possiedano interi commenti ad opere complete. In ragione infatti della tendenza sopra menzionata all'obliterarsi vicendevole e progressivo di questo genere di produzione, i commenti di Alessandro sostituirono quasi per intero il precedente patrimonio della letteratura di scuola.
La sua centralità consiste d'altronde nel fatto che oltre ad essere il primo ad essere conosciuto bene, in qualche modo Alessandro è anche l'ultimo autore di veri commenti strettamente aristotelici(6), Sebbene infatti una parte dei suoi commenti, fra il V e il VI secolo sia stata soggetta a rifacimento (per questo infatti andò poi perduta) gli autori di questi nuovi commenti non sono aristotelici in senso stretto. Di fatto, dopo Alessandro non abbiamo più traccia di una scuola aristotelica connotata come tale, contrapposta dunque in una relazione di concorrenza con le altre sette filosofiche." (p. 373)
(6) Temistio (IV sec.) scrisse non più commenti ma parafrasi. Fu forse l'ultimo filosofo antico a volersi presentare come seguace di Aristotele, almeno nella misura in cui glielo consentiva il contesto culturale, fortemente impregnato di neoplatonismo, cfr. Jr. J. Blumenthal, Themistius: the last Peripatetic Commentator on Aristotle?, in R. Sorabji, (a cura di), Aristotle Transformed: The Ancient Co=entators and their influence», London, Duck:worth, 1990, pp. 113-123. Quanto ad Alessandro e al suo ruolo nella tradizione aristotelica posso rinviare a S. Fazzo, Aporia e sistema. La materia, la forma, il divino nelle Quaestiones di Alessandro di Afrodisia, in «Pubblicazioni della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Pavia, 97, Pisa, ETS, 2002; id. (a cura dl), Alessandro di Afrodisia, La Provvidenza. Questioni sulla provvidenza, Milano, BUR, 1999, in part pp. 5-18.
———. 2005. "Aristotelismo e antideterminismo nella vita e nell'opera di Alessandro di Afrodisia." In La catena delle cause. Determinismo e antideterminismo nel pensiero antico e in quello contemporaneo, edited by Natali, Carlo and Stefano, Maso., 269-295. Amsterdam: Hakkert.
"Ciò che qui si è voluto proporre è un'ipotesi provvisoria che potrà essere verificata, corretta, ulteriormente sviluppata (specie in riferimento alle eterogenee collezioni di opuscoli della Mantissa e delle Quaestiones), o smentita. In ogni caso suo scopo principale, va precisato, non è spiegare l'una o l'altra divergenza dottrinale all'interno del cmpus alessandrista. In linea di massima, in questo tipo di letteratura l'identità non garantisce sempre la coerenza, anche perché l'autore di volta in volta deve interagire con la tradizione esegetica dei singoli passi e problemi. E d'altra parte, vige fra i commentatori uno zelo di continuità dottrinale, tale per cui la coerenza non garantisce l'identità dell'autore.
Ci si propone, piuttosto, di esemplificare una possibile scansione cronologica e tipologica del corpus alessandrista, che ne metta le diverse parti in qualche relazione con l'evoluzione della scuola, per la quale il passaggio ad Atene, attestato (a quanto sembra) dal recente reperto archeologico, dovette comportare uno slittamento verso un livello di insegnamento meno specializzato e più generico - quello per l'appunto dei trattati. La precarietà stessa di questa, come di altre analoghe ipotesi sui rapporti fra i due 'Alessandri', potrà almeno servire a mettere in evidenza quante cose non sappiamo e quante certezze potrebbero restare più sfumate.
Di più infatti non è lecito per ora sapere né congetturare. Sulle fasi precedenti della tradizione grava, qui come sovente altrove, l'ombra di un anonimato voluto e creato dai maestri stessi, dei quali Alessandro di Afrodisia il padre, questo sconosciuto, appare figura emblematica e riassuntiva," (p. 295, una nota omessa)
———. 2017. "Alessandro di Afrodisia e il sistema aristotelico in età imperiale: stato dell'arte e prospettive di ricerca." In Studi su ellenismo e filosofia romana, edited by Alesse, Francesca, Fermani, Arianna and Maso, Stefano, 123-151. Roma: Edizioni di Storia e Letteratura.
"Gli studi su Alessandro infatti da alcuni decenni conoscono un rinnovamento sostanziale, uscendo progressivamente da una certa difficoltà, quasi un’impasse della storiografia di fronte alla filosofia degli esegeti.
Comincerò dunque da una presentazione a grandi linee del problema storiografico di fondo, per poi mostrare come gli studi recenti aprano prospettive di almeno parziale sviluppo e superamento. Ciò comporterà, per tappe successive, una parziale rassegna bibliografica (inevitabilmente selettiva), atta a esemplificare e a mostrare, almeno per specimina, in che modo si sia arrivati a questo punto negli studi, quali siano le differenze maggiori rispetto al passato, e quali prospettive di sviluppo si possano individuare.
Come esito complessivo, fin d’ora lo stato dell’arte può ben dirsi evoluto: in assoluto, gli studi su Alessandro e sulla tradizione esegetica sono divenuti un settore di punta nella storiografia filosofica antica, suscettibile di progressi decisivi e inediti." (p. 124)
———, ed. 2018. Alexander Arabus. Studi sulla tradizione greco araba di Alessandro di Afrodisia. Pistoia: Petite Plaisance.
Indice: Prefazione di Marwan Rashed; Introduzione: Perché ‘Alexander Arabus’?; Avvertenza; L’Alexandre Arabe et la génération à partir du néant; Alexander of Aphrodisias and the Kindī-circle by Silvia Fazzo and Hillary Wiesner; L’Alexandre Arabe contre Galien et la réaction des philosophes à l’hégémonie du galénisme; Frammenti da Alessandro in De generatione et corruptione nel Kitāb al-Taṣrīf; Alexander Arabus in Metafisica Lambda 1072 b 2-3?; L’«ente» nella Metafisica di Aristotele e i suoi avatar dal greco all’arabo; The first account of Aristotle’s Metaphysics in fourteen books: Alexander of Aphrodisias’ ‘fragment Zero’
di Silvia Fazzo e Mauro Zonta; In memoria di Mauro Zonta; Considerazioni conclusive: la tradizione aristotelica greco-araba come modello di mediazione tra culture; Indice dei nomi.
———. 2018. "L’emergenza della Metafisica di Aristotele in età romana: problemi di costituzione del testo e il ruolo del commento di Alessandro di Afrodisia." In Da Stagira a Roma. Prospettive aristoteliche tra storia e filosofia, edited by Gastaldi, Silvia and Zizza, Cesare, 155-183. Pisa: ETS.
Abstract: "La tradizione esegetica della Metafisica, forma, insieme al testo stesso della Metafisica in quattordici libri, entro l’epoca di Alessandro di Afrodisia e dei suoi maestri. Nel corso del 2° secolo AD si può situare un periodo decisivo per la trasformazione del pensiero di Aristotele in aristotelismo, cioè la costituzione della filosofia di Aristotele come sistema. Il fenomeno è indubbiamente molto articolato,
strutturante e trasversale; è difficile da descrivere e definire secondo i criteri storiografici focalizzati sull’innovatività e originalità. In questa direzione si può rileggere, e potenzialmente risolvere, l’impasse della storiografia filosofica nel rendere conto del contributo di Alessandro di Afrodisia. Su Alessandro, in effetti, nonostante l’ampliarsi recente della bibliografia, manca ancora una monografia comprensiva di riferimento. Il ruolo di Alessandro, commentatore aristotelico e ortodosso per eccellenza, potrebbe essere stato importante proprio nella configurazione attuale della Metafisica e nella definizione del suo ruolo nel corpus aristotelicum.”
———. 2018. "Perché ‘Alexander Arabus’." In Alexander Arabus. Studi sulla tradizione greco araba di Alessandro di Afrodisia, edited by Fazzo, Silvia, 17-33. Pistoia: Petit Pleasance.
"«L’ Alexander Arabus ... chi è? ... che cos’è? Come vedremo, non si tratta tanto di un “chi”, quanto piuttosto di un “che cosa”; una sorta di etichetta per designare il corpus di trattati conservati in arabo e attribuiti al
commentatore greco di Aristotele Alessandro di Afrodisia, che visse tra il secondo e il terzo secolo della nostra era (fl. 200 d.C. ca.). Sarebbe fin troppo semplice, infatti, voler attribuire questo corpus a una singola figura storica. Dovremmo probabilmente considerare il comune denominatore di questi trattati dal punto di vista della loro funzione culturale comune: e questa è un’ipotesi di lavoro che mi propongo di esaminare anche negli studi a venire». Così cominciava il mio primo intervento su questo tema, che presentavo nel marzo 1993 all’Institut du Monde Arabe di Parigi. Era il primo studio che avesse mai menzionato un ‘Alessandro Arabo’ in quanto significativamente diverso dalla somma dei possibili testi greci di Alessandro di Afrodisia tradotti o citati o menzionati nella tradizione araba. Da allora, ho perseguito quella pista ed ipotesi di lavoro per venticinque anni, senza vere interruzioni." (p. 17)
———. 2018. "Un caso di cittadinanza privilegiata in epoca romana imperiale. Alessandro di Afrodisia." In Cittadinanza: chi è incluso e chi no, per gli antichi e i moderni, edited by De Luise, Fulvia, 144-164. Trento: Università di Trento.
"La cittadinanza romana di Alessandro di Afrodisia, massimo esponente della scuola in esame, è uno dei pochissimi dati fattuali di cui disponiamo nell’intero ambito di studi. In virtù del sistema dei tria nomina, che la cittadinanza conferiva, e che l’epigrafe di Karakasu restituisce (Chaniotis 2004, cfr. qui infra), si è in condizione di datare l’acquisizione della cittadinanza stessa nella genealogia familiare, risalendo di un paio di generazioni nella ascendenza patrilineare." (p. 262)
Riferimenti
A. Chaniotis, New inscriptions from Aphrodisias (1995-2001), «American Journal of Archaeology», 108 (2004), pp. 377-416.
Forcignanò, Filippo. 2018. "Sul significato dell’argomento ἀπὸ τοῦ νοεῖν del « De ideis » di Aristotele: (Alex. Aphrod. in Metaph. 81, 25-82) " Acme no. 71:43-55.
Abstract: "Nel presente contributo si discute l’argomento del Περὶ ἰδεῶν aristotelico noto come «argomento dal pensare» (ἀπὸ τοῦ νοεῖν), vale a dire l’argomento che afferma che le forme esistono perché possiamo pensare cose che sono e non sono particolari anche dopo che si sono corrotte. Si mostra qui come Aristotele muova non una, ma due obiezioni a tale argomento. Tali obiezioni si fondano su un significato di νοεῖν differente da quello attribuito ai platonici. Questo, infatti, prevede capacità di astrazione, mentre le critiche di Aristotele si limitano al pensiero di individui. Gail Fine ha distinto un significato broad del verbo νοεῖν (i.e. il pensiero genericamente inteso) da un significato high del verbo (i.e. la forma più alta di pensiero in senso tecnico). Su questa base ha sostenuto che l’argomento attribuito ai platonici sia diverso dal secondo degli «argomenti dalle scienze» perché adotta un significato broad di νοεῖν. Io sostengo invece che l’argomento ἀπὸ τοῦ νοεῖν è differente dal secondo degli «argomenti dalle scienze», nonostante adotti un significato high di νοεῖν. Infine, si prende in esame la connessione tra la memoria e le forme attribuita da Aristotele ai platonici, mostrando come si tratti verosimilmente di un argomento extra e intra-academico non attribuibile direttamente a Platone."
Gambi, Giovanni. 2021. "L’assimilazione a Dio in Alessandro di Afrodisia." Universa. Recensioni di filosofia no. 10:39-58.
Abstract: "This essay aims to show how Alexander of Aphrodisias uses the notion of “assimilation to God”, presented by Plato in the Theaetetus and codified during the subsequent platonic tradition, in relation to some fundamental issues of his philosophical system. This notion will turn out to be a key aspect of his thought, both in terms of his theological-cosmological and moral reflection, and in relation to his idea of providence which joins these two types of reflection."
Gannagé, Emma. 2002. "Matière et éléments dans le commentaire d'Alexandre d'Aphrodise In de generatione et corruptione." In Aristotele e Alessandro di Afrodisia nella tradizione araba, edited by D'Ancona, Cristina and Serra, Giuseppe, 133-149. Padova: Il Poligrasfo.
"De manière générale, la mise au jour et l’examen des extrait du commentaire d’Alexandre In De Gen. corr. reproduits dans le K. al-Tasrīf aura permis de jeter un éclairage différent sur certains points doctrinaux de la philosophie de la nature d’Alexandre. Car, il faut le souligner, pour la première fois nous sommes en présence d’importants extraits d’un commentaire d’Alexandre d’Aphrodise en version arabe. Jusque là, c’est à la transmission du grec à l’arabe des Quaestiones d’Alexandre que l’histoire de la philosophie s’était intéressée. Or ces petits traités ont la particularité de présenter la pensée de l’Aphrodisien dans ce qu’elle a d'original, affranchie du devoir d’allégeance à la pensée du maítre. En outre, la recherche récente a montré avec éclat les manipulations que les versions arabes de ces traités avaient subies; c’est ainsi qu’on a mis au jour d’abord un ‘Proclus Arabus’ et puis un 'Philoponus Arabus’ «portant directement les habits d’Alexandre» (48) Cet aspect de la recherche, très fructueux au regard de la transmission des idées, a contribué à jeter un voile de suspicion sur ce qu’on appelle désormais communément ‘l’Alexandre Arabe'. L’helléniste chevronné y voit un zeste méprisant, le produit d'un syncrétisme néoplatonicien ne gardant de l’Alexandre grec, le vrai, que le nom et ne pouvant par conséquent apporter aucune contribution à la restitution de la pensée de ce dernier.
Or avec les extraits du commentaire d’Alexandre in De Gen. corr. c'est, d’une part, à l’activité d’exégète d’Alexandre que nous avons affaire et, d’autre part, à une traduction fidèle. Nous avons eu l'occasion de le constater au sujet de la lecture de certains lemmes qui nous ont révélé un état du texte aristotélicien plus ancien que celui des manuscrits du De Gen. corr. que nous possédons. Quant à l’apport philosophique de ces extraits, on pourrait s’interroger d’abord sur l’intérêt d’une exégèse qui prétend à l’orthodoxie, si ce n’est qu’il réside précisément dans la distance entre le commentaire et le texte qu’il entend éclairer." (pp. 148-149)
(48) Nous empruntons cette jolie métaphore à A. Hasnawi, qui a fait cette découverte dans un article remarquable, Alexandre d’Aphrodise vs Jean Philopon: Notes sur quelques traités d’Alexandre ‘perdus’en grec, conservés en arabe, «Ar. Sc. Phil.», 4 (1994), 53-109.
Geoffroy, Marc. 2002. "La tradition arabe du Περί νοῦ d'Alexandre d'Aphrodise et les origines de la théorie farabienne des quatres degrés de l'intellect." In Aristotele e Alessandro di Afrodisia nella tradizione araba, edited by D'Ancona, Cristina and Serra, Giuseppe, 191-231. Padova: Il Poligrafo.
"C’est un trait commun à toutes les théories arabes orientales de l’intellect que d’attribuer à Aristote l’enseignement selon lequel il existe quatre degrés de l’intellect humain, de la puissance à l'acte pur. L’origine de ce lieu commun est difficile à préciser. On peut seulement constater que sur le fond de ce principe s’élaborent, d’al-Kindî à Avicenne, diverses doctrines de l’intellection humaine qui présentent entre elles des disparités considérables. Les filiations menant de la tradition exégétique tardo-antique du De Anima d’Aristote à sa réception arabe restent encore à retracer. De même le rôle précis de la tradition pseudo-aristotélicienne de la Théologie d’Aristote et du Livre des Causes dans le développement de ces théories. Tout cela constitue un essaim de questions trop vaste pour être même résumé ici. Et l’on pourrait moins encore proposer une réponse à chacune d’elles, le terrain étant encore pour la plus grande part inexploré. Dans ces conditions, le mieux à faire est d’essayer de le déblayer parcelle à parcelle, mais minutieusement, quitte à réserver les conclusions fortes et les synthèses pour l’avenir. C’est à ce type de déblayage partiel que l’on voudrait se consacrer dans les lignes qui suivent." (p. 191, une note omise)
Isnardi Parente, Margherita. 1995. "Analisi della testimonianza di Alessandro d'Afrodisia sul Perì tagathoû di Aristotele." Atti della Accademia Nazionale dei Lincei, Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche. Rendiconti no. 6:33-58.
———. 2000. "Alessandro d'Afrodisia e il Περι τἀγαθοῦ di Aristotele." In La filosofia in età imperiale: le scuole e le tradizioni filosofiche: atti del colloquio, Roma, 17-19 giugno 1999, edited by Brancacci, Aldo, 245-270. Napoli: Bibliopolis.
Longo, Angela. 2016. "I paradossi nell’« Ippia minore » di Platone: la critica di Aristotele, Alessandro di Afrodisia e Asclepio." Humanitas no. 71:12-135.
Lucarini, Carlo Martini. 2007. "Per il testo di Alessandro di Afrodisiade e di Proclo." Orpheus no. 5:128-137.
Luna, Concetta. 2004. "Alessandro di Afrodisia e Siriano sul libro B della Metafisica: tecnica e struttura del commento." Documenti e Studi sulla Tradizione Filosofica Medievale no. 15:39-79.
Magris, Aldo. 2016. Destino, provvidenza, predestinazione. Dal mondo antico al cristianesimo. Brescia: Morcelliana.
Nuova edizioe riveduta (prima edizione 2008).
Maltese, Enrico Valdo. 1994. "Il commento di Alessandro d'Afrodisia ai « Sophistici elenchi » di Aristotele: una nuova testimonianza bizantina (Psell. Theol. 54, 48 ss. Gautier) " In Voce di molte acque: miscellanea di studi offerti a Eugenio Corsini, edited by Bàrberi Squarotti, Giovanni, 39-62. Torino: Zamorani.
Martorana, A. L. 1968. "Il maestro di Alessandro di Afrodisia." Sophia no. 36:365-367.
Militello, Chiara. 2013. "Il lessico dell'astrazione in Alessandro di Afrodisia." Giornale Critico della Filosofia Italiana no. 9:302-321.
Abstract: "This article is about the terms used in the works traditionally ascribed to Alexander of Aphrodisias to mean the process of abstraction through which intellect separates form and matter. The passages are studied in order to identify what nouns and verbs are used. Since in two works of dubious authorship aphaireô and aphairesis are found, the usage of these terms in the works that can be ascribed with certainty to Alexander is studied. The results obtained are examined in the light of the hypotheses about the authorship and chronology of the cited works formulated by scholars so far."
———. 2017. Dialettica, genere e anima nel commento di Alessandro di Afrodisia al quarto libro dei Topici di Aristotele. Milano: Vita e Pensiero.
"Il volume comprende una serie di saggi sui passi più significativi del commento di Alessandro di Afrodisia al IV libro dei Topici di Aristotele. In particolare, i saggi sono dedicati ai seguenti tre argomenti, su cui Alessandro espone tesi estremamente interessanti. Il primo tratta la dialettica, cioè l’argomento dei Topici; segue poi il genere, che costituisce l’argomento del IV libro in particolare; infine l’anima, le discussioni intorno alla quale costituiscono per il commentatore un esempio privilegiato per illustrare i “luoghi” dialettici via via discussi. È fornita ai lettori anche la traduzione integrale del commento di Alessandro al IV libro, supportata da note esplicative. Ai saggi di commento e alla traduzione è premessa un’introduzione in cui sono presentate brevemente la concezione aristotelica della dialettica, la figura di Alessandro di Afrodisia e le caratteristiche generali della sua esegesi dei Topici.
Minerbi Belgrado, Anna. 2019. "Filopono, Alessandro d’Afrodisia e l’entelechia." Studi Classici e Orientali no. 65:203-211.
Abstract: "Philoponus and Alexander of Aphrodisias on entelechyThe discussion about the notion of entelechy is perhaps the most apt toresume Philoponus’ opposition to Alexander’s conception of the soul.The paper analyses the first two books of Philoponus’ commentary onAristotle’s De anima, in order to show the precise relationships betweenPhiloponus’ and Alexander’s philosophical arguments about entelechy."
———. 2020. "Hobbes e Alessandro di Afrodisia: a proposito dell’anima." Giornale Critico della Filosofia Italiana no. 16:384-392.
Molina, Elisa. 2006. "Alessandro di Afrodisia, Mantissa 20: strategie argomentative contro l'etica stoica." Rivista di storia della filosofia no. 61:457-468.
"Il tratto comune, che può apparire come una sorta di filo conduttore della raccolta di scritti di Alessandro di Afrodisia giuntaci col titolo di De anima II e che è stata rinominata Mantissa (aggiunta, supplemento) dall'editore ottocentesco(1), è il costante riferimento critico allo stoicismo: sono, infatti, scritti che te- stimoniano la polemica di Alessandro prevalentemente contro gli stoici, in difesa delle tesi aristoteliche." (p. 457)
(...)
"Alessandro fa notare che, se l'assenso viene negato, non segue nemmeno l'azione(59). E siccome, dal suo punto di vista, la felicità consiste in un'attività, se manca l'assenso, manca anche la felicità. In realtà, si è visto che per gli stoici la felicità non consiste nelle attività, ma nel solo possesso della virtù.
Quindi, anche senza concedere il suo assenso e senza agire, il saggio è felice, perché la sua felicità consiste in una disposizione interiore costante e non in singole attività. Quindi, come detto, in questo caso la strategia di Alessandro consiste nel prendere in considerazione, tra le differenti formulazioni del fine presenti nella riflessione stoica, quella che più si avvicina alla formulazione peripatetica e che, come tale, meglio si presta ad essere interpretata attraverso categorie aristoteliche senza tuttavia apparire deformata. Prendendo in considerazione, tra le varie formulazioni stoiche di fine, quella che più si avvicina alla formulazione peripatetica, egli riesce nell'intento di interpretarla attraverso categorie aristoteliche senza tuttavia farla apparire falsata e a combattere cosi gli avversari su un piano di maggiore familiarità.
Questa, dunque, l'intonazione generale presente nello scritto, questo lo spirito che sembra permeare tutta la costruzione argomentativa di Alessandro e che può essere preso ad esempio di come si poteva condurre una polemica contro una scuola rivale in epoca imperiale." (p. 468)
(1) Ivo Bruns, Supplementum aristotelicum 2.1, Reimer, Berlin 1887. La Mantissa occupa le pagine 101-186; il XX scritto le pp. 159.16 (...)
(59) Cfr. 161.35-37.
Montanari, Elo. 1971. "Per un'edizione del Περί κράσεως di Alessandro di Afrodisia." Atti e memorie dell'Accademia toscana di scienze e lettere La Colombaria no. 36:17-58.
———. 1981. "Il primo capitolo del Περι κράσεως di Alessandro di Afrodisia." Prometheus no. 7:69-72.
Moraux, Paul. 1972. "Alessandro di Afrodisia: naturalismo o misticismo?" In Saggi e ricerche I, edited by Giacon, Carlo, 15-23. Padova: Antenore.
Movia, Giancarlo. 1970. Alessandro di Afrodisia: tra naturalismo e misticismo. Padova: Antenore.
———. 1971. "L'anima e gli elementi nel De anima di Alessandro di Afrodisia " Atti della Accademia delle Scienze di Torino. 2, Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche no. 105:61-107.
———. 2002. "La scienza dell'essere e i suoi principi: sul commento di Alessandro di Afrodisia al libro Γ della « Metafisica » di Aristotele." In ΕΝΩΣΙΣ ΚΑΙ ΦΙΛΙΑ = Unione e amicizia: omaggio a Francesco Romano, edited by Barbanti, Maria, Giardina, Giovanna Rita, Manganaro, Paolo and Berti, Enrico, 275-291. Catania: CUECM.
———, ed. 2005. Alessandro di Afrodisia e la «Metafisica» di Aristotele. Milano: Vita e Pensiero.
Sommario: Avvertenza 7; Indirizzo di saluto di Paolo Cugusi 9; Pierluigi Donini: Unità e oggetto della metafisica secondo Alessandro di Afrodisia 15; Raffaella Santi: Dialettica e metafisica in Platone secondo la testimonianza di Alessandro di Afrodisia (In "Metaph." A 6 e 9) 53; Giancarlo Movia: I problemi della metafisica. Sul commento di Alessandro di Afrodisia al libro B della Metafisica di Aristotele 79; Mario Mignucci: Alessandro interprete di Aristotele: luci e ombre del commento a Metaph. G 93; Kevin Flannery: Logic and Ontology in Alexander of Aphrodisias's Commentary on Metaphysics IV 117: Kevin Flannery: Logica e significato nel commento di Alessandro di Afrodisia a Metafisica IV 139; Carlo Natali: Causa formale e causa motrice in Alessandro di Afrodisia 153; Paolo Accattino: Processi naturali e comparsa dell'eidos in Alessandro di Afrodisia 167; Robert W. Sharples: Pseudo-Alexander on Aristotle, Metaphysics A 18; Robert W. Sharples: Lo Pseudo-Alessandro su Aristotele, Metafisica A 219; Elisabetta Cattanei: Gli enti matematici "per astrazione" secondo Alessandro di Afrodisia e lo Pseudo-Alessandro 255; Emidio Spinelli: Istanze anti-metafisiche nel pirronismo antico. Enesidemo, Sesto Empirico e il concetto di causa 277-306.
———. 2009. "L' uno e i molti: l'essere e i suoi principi: sul commento dello ps. Alessandro ai libri « Iota » e « Kappa » della « Metafisica » di Aristotele " In Gli antichi e noi: scritti in onore di Antonio Mario Battegazzore, edited by Lapini, Walter, 199-223. Genova: Brigati.
Natali, Carlo. 1994. "Alessandro di Afrodisia. 'De fato' II-VI, in prospettiva aristotelica." Rivista di Storia della Filosofia no. 49:629-663.
"Qui discuteremo soprattutto cinque tra i capitoli iniziali del de fato, II- VI, in cui Alessandro ci dice di volere esporre la posizione di Aristotele, «della cui scuola filosofica io sono a capo, essendone stato proclamato maestro... intorno al destino e a ciò che dipende da noi» (164, 13-15). Tale esposizione verrà fatta in positivo, ed ad essa farà seguito poi la critica delle altre dottrine: «Poiché, peraltro, la difesa di alcune dottrine risulta più chiara attraverso la discussione contro chi sostiene tesi diverse... dopo avere parlato secondo la posizione di Aristotele, svilupperò il mio discorso contro coloro che non si sono espressi come lui su tali argomenti, perché dal confronto delle prese di posizione la verità vi risulti più chiara» (165, 1-5). I capitoli II- VI del de fato corrispondono alla prima parte del proposito di Alessandro, l'esposizione positiva della dottrina peripatetica del destino, ed i capitoli da VII a XXXVIII alla seconda parte, la difesa della dottrina peripatetica del destino, e il suo approfondimento, attraverso la discussione delle tesi degli avversari." (pp, 630-631, note omesse)
———. 2002. "Il commento di Alessandro di Afrodisia a Meteorologica IV." In Aristoteles Chemicus. Il IV libro dei Meteorologica nella tradizione antica e medievale, edited by Viano, Cristina, 35-57. Sankt Augustin: Academia Verlag.
"Il commento di Alessandro al libro IV dei Meteorologica è continuo; ma non a tutte le parti del libro IV è accordata la stessa attenzione. Alcune sezioni, in particolare i capitoli 8 e 9, sono trattate molto cursoriamente ed a sette colonne Bekker (circa, da 384 b 24 a 388 a 10) sono dedicate poco più di sei pagine di commento (da 212, 33 a 219, 5); per di più, un’intera pagina (212, 33-213, 38) è dedicata alle sole dieci righe iniziali di IV 8, (384 b 24-34), il che lascia ben poco spazio per il resto del commento. L’abbreviazione è particolarmente significativa a partire dalla pagina 216, 12 sgg., che commenta il passo 385 b 27 sgg. Per contro, nel commento all’ultimo capitolo del libro IV, ove Aristotele affronta temi metafisicamente più interessanti, come la forma e il fine dei corpi anomeomeri, a circa due colonne Bekker sono dedicate quattro pagine e mezzo di commento (circa, da 223, 4 a 227, 22). Ne leggeremo più avanti qualche brano. In generale si può dire che Alessandro, rispetto ad Aristotele, ha una visione abbastanza moderna di cosa
sia “filosofia”, e che trova inutile soffermarsi sulle questioni particolari, mentre dedica molta cura al chiarimento dei principi metafisici di base." (p. 42)
———. 2006. "La deliberazione nel « De fato » di Alessandro d'Afrodisia." Elenchos no. 27:73-99.
———. 2015. "La scuola di Alessandro su piacere e sofferenza: (Quaest. Eth. 5/4, 6, 7, 16)." In Aristotele e Alessandro di Afrodisia: (« Questioni etiche » e « Mantissa »): metodo e oggetto dell’etica peripatetica, edited by Bonelli, Maddalena, 59-86. Napoli: Bibliopolis.
Rescigno, Andrea. 2000. "Alessandro di Afrodisia e Plotino: il caso della θαλαττία νάρκη " Κοινωνία no. 24:199-230.
———. 2013. "Aristotele, De Caelo A 9, 279a18-b3: da Alessandro di Afrodisia alla Scuola di Alessandria." In Aristoteles Romanus. La réception de la science aristotélicienne dans l’Empire gréco-romain, edited by Lehmann, Yves, 313-340. Turnhout: Brepols.
"Il passo del primo libro del De caelo di cui si esamina qui la storia interpretativa all’interno dell’aristotelismo di età imperiale e tardo antica è luogo tra i più criticamente documentati del Περὶ οὐρανοῦ; per esso sono infatti ricostruibili i tentativi esegetici di Alessandro di Afrodisia, Temistio, Ammonio, di alcuni anonimi e più recenti commentatori(1), e, infine, di Simplicio. Se si considera che di tutta l’attività interpretativa antica che riguarda il De caelo ci restano soltanto la Parafrasi di Temistio(2) e il commento di Simplicio, in questo caso la sopravvivenza di testimoni così numerosi costituisce un’eccezione."
(...)
"In questo tentativo di sondaggio della stratigrafia esegetica di cael. A 9, 279a18-b3, oltre che alla parafrasi di Temistio e al commentario di Simplicio, ricorrerò, da una parte, ad uno scolio tratto dal codice Parisinus Coisilinianus 166, per integrare la posizione di Alessandro e documentare quella di Ammonio; dall’altra, al Commentum magnum e, soprattutto, al Commentum medium di Averroé, per precisare quella assai determinante di Temistio. Alla fine di questa ricerca, sia detto in anticipo, emergerà ancora una volta l’isolamento a cui Alessandro fu destinato nella storia successiva dell’aristotelismo di scuola." (pp. 313-314)
(1) Se essi non devono essere identificati con Temistio e Ammonio; in questo caso, infatti, i nostri testimoni si ridurrebbero a quattro.
(2) Per giunta pervenutaci nella traduzione ebraica condotta sulla translatio araba, a sua volta basata sulla redazione siriaca del testo greco; vale a dire che la Parafrasi che leggiamo è ciò che risulta da un processo di triplice trasposizione. In più deve considerarsi che, in vista di questo studio, chi scrive è dovuto ricorrere ad un quarto stadio della trasmissione, vale a dire alla versione latina del testo ebraico, una revisione che Samuel Landauer, l’editore berlinese di Temistio, condusse sulla precedente traduzione di Mosé Alatino: cf. Themistius, In libros Aristotelis De caelo paraphrasis, hebraice et latine, ed. S. Landauer, Berolini 1902 (CAG V 4) ; Themistii peripatetici lucidissimi paraphrasis in libros quattuor Aristotelis de coelo nunc primum in lucem edita Moyse Alatino Hebraeo Spoletino medico ac philosopho interprete, Venetiis apud Simonem Galignanum 1574.
Salis, Rita. 2003-2004. "I movimenti dei corpi celesti nel commento dello pseudo-Alessandro alla Metafisica di Aristotele." Atti e memorie dell’Accademia Galileiana di Scienze, Lettere ed Arti in Padova, già dei Ricovrati e Patavina no. 116:137-168.
"Conclusioni
All’inizio del presente lavoro, si è mostrato che il cap. 8 di Metaph. Λ si inserisce a pieno titolo nel contesto dell’intero libro. Ciò ha come conseguenza che la dimostrazione dell’esistenza di una pluralità di sostanze immobili e la successiva determinazione del loro numero rientra nell’ambito della ricerca annunciata nel cap. 1 e sviluppata nel corso del libro.
Riguardo alla questione dell’animazione delle sfere celesti, si è visto che la posizione di pseudo-Alessandro ricalca quella del vero Alessandro nell’ammettere che le anime delle sfere sono distinte dalle sostanze immobili, e si è altresì evidenziato come essa non sia priva di difficoltà e contraddizioni.
L’ammissione esplicita del primato del Motore immobile primo da parte di pseudo-Alessandro non aggiunge nulla a quanto ritroviamo in Aristotele, e non contribuisce perciò a chiarire il tipo di rapporto tra il primo Motore e le altre sostanze immobili. È certo comunque che, secondo pseudo-Alessandro, a distinguerli non sia un diverso tipo di immobilità.(...)" (p. 165)
———. 2023. "Alessandro di Afrodisia e la nascita della dottrina dell'analogia del'essere." Rivista di Filosofia Neo-Scolastica no. Online first:1-18.
Abstract: "This paper contributes to the debate on the origins of the doctrine of the analogy of being. The author argues that it was Alexander of Aphrodisias who started the process that was ultimately to lead, with Thomas Aquinas, to the complete formulation of the doctrine of the analogy of being.
Alexander’s decisive contribution appears to lie not in the overlap between the unity by analogy in Metaph. Δ 6 and the πρὸς ἕν of Metaph. Γ 2, as recently claimed by K.L. Flannery [*], but in the commentator’s having placed being as an intermediate between homonymous and synonymous.
Alexander’s distinction between the three terms seems to mark a turning point in the way Aristotle’s passage has been interpreted. By going beyond Aristotle, and placing being in an intermediate position, Alexander seems to pave the way towards the doctrine of the analogia entis, grasping the feasibility of it stemming from Aristotle’s own text."
[*] K.L. Flannery, Analogy in Alexander of Aphrodisias, in AA.VV., La dottrina dell’analogia dell’essere nella «Metafisica» di Aristotele e i suoi sviluppi nel pensiero tardo-antico e medievale, Il Poligrafo, Padova 2019, pp. 119-142.
Sgarbi, Marco. 2011. "Metaphysica Λ 7. 1072 B 10-13." Antiquorum Philosophia no. 5:165-176.
Abstract: "La presente ricerca parte da una riflessione sul passo di Metaphysica Λ 7. 1072 b 10-13 per sottolineare un aspetto trascurato dagli studi aristotelici, cioè che il primo motore per Aristotele è principio in quanto bene ed è ciò senza di cui il bene non sarebbe realizzabile. Solo a partire da questa idea del principio primo come bene fu possibile per Aristotele concepire una filosofia prima distinta dalla fisica."
Sharples, Robert W., and Vegetti, Mario. 1991. "Fato, valutazione e imputabilità: un argomento stoico in Alessandro, De fato 35." Elenchos no. 12:257-270.
Silvano, Luigi. 2017. "Un'edizione da rifare: i Problemata dello Pseudo-Alessandro di Afrodisia." Philologia Antiqua no. 10:19-29.
———. 2017-2018. "La luna (piena?) e la decomposizione della carne. Nota a Pseudo-Alessandro di Afrodisisa, Probl. I, 66 Ideler." Revue des Études Tardo-Antiques no. 7:29-46.
Résumé : "L’article porte sur un des Problèmes faussement attribués à Alexandre d’Aphrodise (I, 66 Ideler), qui s’interroge sur les causes de l’action putréfiante des rayons de la lune : une question longuement débattue dans l’Antiquité, pour laquelle le Pseudo-Alexandre propose une solution semblable à celle avancée par Galien et Macrobe. On donne ici une nouvelle édition du problème, basée sur seize manuscrits."
Tassinari, Piero. 1991. "De febribus: un trattato medico attribuito ad Alessandro d'Afrodisia." Sileno no. 107:43-55.
Vegetti, Mario. 1991. "Fato, valutazione e imputabilità. Un argomento stoico in Alessandro, De fato 35." Elenchos no. 2:257-270.
Verde, Francesco. 2016. "Percezione, errore e residuo percettivo in Aristotele, Epicuro e Alessandro di Afrodisia." Giornale Critico della Filosofia Italiana no. 12:44-62.
Abstract "Questo articolo si occupa principalmente della nozione epicurea di ἐγκατάλειμμα τοῦ εἰδώλου (Epistola a Erodoto § 50). Gli scopi del presente studio sono i seguenti: (1) comprendere il significato di questa espressione nell’ambito della dottrina percettiva di Epicuro; (2) verificare la (probabile) origine epicurea del termine ἐγκατάλειμμα, esaminando in particolare le sue occorrenze in Alessandro di Afrodisia; (3) analizzare la possibilità che il concetto aristotelico di ὑ όλειμμα (cfr. e.g. Insomn. 461b 21) possa in qualche modo contribuire a chiarire la nozione di ἐγκατάλειμμα di Epicuro."
Zago, Giovanni. 2012. "Congetture al « De fato » di Alessandro di Afrodisia." Prometheus:248-254.
———. 2012. "Contributi critici al testo del « De fato » di Alessandro di Afrodisia." Rheinisches Museum für Philologie no. 155:364-388.
"Secondo la ricostruzione stemmatica di P. Thillet,(1) 1'edizione del De fato di Alessandro di Afrodisia deve fondarsi su due testimoni, il cod. Ven. Marc. gr. 258 (= V), da cui derivano tutti gli altri codd. greci dell'opera, e la traduzione latina del De fato attribuita da Thillet stesso a Guglielmo di Moerbeke (= Lat). Tale traduzione(2) ha infatti alia base un esemplare greco indipendente da V, dal momento che V è in minuscola, laddove Lat deriva da un perduto ms. greco in onciale. Thillet ha dato seguito alle proprie importanti ricerche sulla tradizione manoscritta del De fato curandone un'edizione critica,(3) che però propone un testo spesso insoddisfacente (anche nell'interpunzione) e un apparato che in troppi casi tace palmari congetture. Per questo motivo, l'edizione di Thillet non puo costituire uno strumento affidabile per i filologi e gli storici della filosofia antica che intendano occuparsi del De fato." (p. 364)
Chronology of Aristotelian Commentators Prior to Aquinas by Erik Norvelle (PDF)